"Il problema sa qual è? Che la sinistra vuole strumentalizzare ogni anno il 25 aprile per cercare una superiorità morale che hanno perso nei fatti". Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell'organizzazione di Fratelli d'Italia, è ospite di Massimo Giletti a Lo stato delle cose, il talk del lunedì sera di Rai 3, e le canta a Maria Elena Boschi seduta davanti a lui.
"No, la superiorità morale di chi ha fatto la Resistenza", interviene l'ex ministra delle Riforme del governo Renzi, ex Pd oggi big di Italia Viva e parlamentare alla Camera. Ma il deputato meloniano prosegue a spron battuto: "Il 25 aprile devono sempre dare lezioncine di democrazia. Ma lezioncine di democrazia non le accettiamo, gli italiani ci hanno che siamo democratici quando ci hanno mandato al governo con il voto popolare, cosa che Matteo Renzi non ha mai fatto, perché al governo ci è arrivato con le trame di palazzo".
"Quindi - conclude Donzelli con tanto di gesto della mano - lezioncine di democrazia non le accettiamo. Tenetevele per voi le lezioncine di democrazia". Il tema del 25 aprile si lega strettamente a un'altra polemica che si ripete ogni anno, quella relativa all'assassinio brutale del giovane attivista di destra Sergio Ramelli, massacrato da giovani di estrema sinistra il 29 aprile del 1975 a Milano perché "colpevole" di aver criticato le Brigate rosse in un tema a scuola.
Donzelli contro Boschi, guarda qui il video su Facebook
"Nella giornata di oggi non si onora solo Sergio Ramelli, vittima di un odio atroce, ma occorre anche denunciare il silenzio e la omertosa complicità che ha coperto i suoi assassini. La storia di Sergio rappresenta una delle ragioni per cui molti militanti di destra si sono avvicinati al mondo della politica e dell’attivismo, per difendere l’Italia con cuore puro dalle ingiustizie di ieri e di oggi", ha spiegato il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Augusta Montaruli. "Quelle di ieri raccontate dal giudice Salvini che ha descritto le colpe della borghesia milanese rea di aver coperto gli assassini di Ramelli. Quelle di oggi, delineate dal presidente Meloni che segna un passo importante rispetto ai precedenti governi, in merito a una minoranza rumorosa che a 50 anni di distanza cerca vergognosamente di offuscare il ricordo di Sergio. La violenza e la sopraffazione non saranno mai gli strumenti per esprimere le proprie idee, e siamo certi che storie come quella di Sergio continueranno ad avvicinare tanti giovani all’impegno civile e politico nella dimensione più sacra. Da torinese sono inoltre orgogliosa che un altro torinese con mente lucida e non di parte – come Giuseppe Culicchia – abbia voluto scrivere di Sergio contribuendo alla verità che Sergio e l’Italia meritano".