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Garante della Privacy, l'imbarazzo di Giuseppe Conte: cosa diceva nel 2021

di Andrea Carrabino mercoledì 12 novembre 2025

2' di lettura

Non si placano le polemiche intorno al Garante della Privacy. Ieri, martedì 11 novembre, Agostino Ghiglia ha spiegato ai microfoni di David Parenzo a L'aria che tira - il programma di approfondimento politico di La7 - che non vuole "fare un passo indietro". Come spiega lui stesso, se quello che guida è un organo indipendente dal potere politico, non può pensare alle dimissioni a causa di pressioni dai partiti. Giorgia Meloni ha già spiegato che le nomine sono state fatte dal governo giallorosso e che quindi non dipende né da Fratelli d'Italia è dalle altre forze del centrodestra. Elly Schlein, dal canto suo, chiede l'azzeramento dell'organo.

E Giuseppe Conte? Il leader del Movimento Cinque Stelle sembra più defilato. Come spiega il Corriere della sera, in realtà dietro ci sarebbe un motivo. In pratica, nel 2021 l'ex presidente del Consiglio ebbe grande soddisfazione quando il Garante gli diede ragione nella controversia con Beppe Grillo e l’Associazione Rousseau per la consegna dei dati degli iscritti che servivano alla modifica dello Statuto per la sua elezione a leader. In quel caso, l'ex avvocato del popolo parlò di un "provvedimento che fa chiarezza e spazza via qualsiasi pretesto, confermando le ragioni del Movimento. Ora si parte, si guarda avanti".

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Poi c'è il capitolo Guido Scorza, membro del collegio deletto in quota M5S, Guido Scorza. Come scrive il quotidiano milanese, "era ancora uno stretto collaboratore di Casaleggio quando fu scelto". Dal M5s, però, respingono qualsiasi accusa di conflitto di interessi e mancanza di autonomia, come spiegato da Stefano Patuanelli: "Lo abbiamo scelto come professionista indipendente e da quando è stato nominato non abbiamo mai avuto interlocuzioni con lui. Nella misura in cui non gli abbiamo mai chiesto nulla come membro del collegio, non gli chiediamo oggi un passo indietro".

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