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Il riequilibrio dei poteri lo voleva la stessa sinistra

Nel 2010 fu Giorgio Napolitano in persona, con una lettera, a denunciare la necessità di un ripristino degli equilibri tra magistratura e politica
di Francesco Damato mercoledì 12 novembre 2025

3' di lettura

Edmondo Bruti Liberati, 81 anni compiuti il mese scorso, figura storica di Magistratura democratica, la corrente di sinistra dell’associazione nazionale dei magistrati di cui egli è stato anche presidente, ha appena definito, parlandone alla Stampa, «truffa terminologica» la riforma della giustizia, o dell’ordinamento giudiziario, approvata dalle Camere e in attesa di conferma referendaria. Che l’alto magistrato ormai in pensione, già capo della Procura della Repubblica di Milano, si augura naturalmente di vedere bocciata anche col suo contributo alla campagna allestita dai sostenitori del no. Un contributo di concetti ma anche di insulti, essendo la truffa un reato nel codice penale, anche con l’aggettivo applicatole da Bruti Liberati.

Il Parlamento ancor più del governo, peraltro accusato di avere fatto approvare con i dovuti quattro passaggi la riforma nel testo perfettamente proposto, senza un minimo di modifica, neppure nella punteggiatura, potrebbe o dovrebbe sentirsi vilipeso per la truffa attribuitagli. Come a qualche giornalista è accaduto di essere stato denunciato per avere troppo attaccato la magistratura. Ma naturalmente non accadrà a Bruti Liberati, non foss’altro perché un’azione del genere ricadrebbe nell’attuale disciplina completamente domestica che la riforma ha il torto, fra gli altri, forse il più grave, di volere modificare con la cosiddetta alta Corte di disciplina.

TRUFFA TERMINOLOGICA

La truffa, pur terminologica, denunciata dal magistrato emerito consiste nel non avere messo neppure nel titolo della legge la separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri con cui pure è arrivata mediaticamente al pubblico. Una truffa, quindi, alla quale potremmo avere partecipato anche noi “pennivendoli” di memoria lamalfiana.

Oltre a nascondere nel titolo della riforma la separazione delle carriere, come anche la divisione in due del Consiglio Superiore della Magistratura, l’adozione del sorteggio per la composizione e la già ricordata corte disciplinare, Governo, Parlamento e giornali compiacenti avrebbero avuto il torto di nascondere, secondo Bruti Liberati, il vero, ultimo, decisivo obiettivo della riforma. Che sarebbe quello di «modificare il rapporto tra i poteri», a vantaggio evidentemente della politica e a svantaggio della magistratura.

RAPPORTO TRA POTERI

Almeno per quanto mi riguarda personalmente, per quello che scrivo su Libero, spero senza mettere in imbarazzo direttore, editore e colleghi, condivido perfettamente la necessità di un cambiamento del “rapporto tra i poteri”, come lo chiama Bruti Liberati. E invoco a mia difesa la buonanima di Giorgio Napolitano, che da presidente della Repubblica, e del Consiglio Superiore della Magistratura, nel ricordo anche degli anni in cui era stato presidente della Camera e poi ministro dell’Interno, scrisse una lettera pubblica il 18 gennaio del 2010 alla «cara signora» Anna Craxi, nel decimo anniversario della morte del marito, che ancora lo «turbava» per il pesante trattamento subìto in vita. «In quel vuoto politico- scrisse Napolitano dal Quirinale - trovò sempre più spazio, sostegno mediatico e consenso l’azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia». Il «vuoto politico», con un sottinteso anche autocritico avendovi Napolitano contribuito personalmente e come dirigente del Pds-ex Pci, fu quello dei partiti che avrebbero potuto e dovuto prevenire e poi gestire, una volta scoppiato lo scandalo, il fenomeno generalizzato del finanziamento illegale della politica.

Dopo quel «brusco cambiamento», ripeto con le parole di Napolitano, il ripristino degli equilibri sta arrivando, come teme paradossalmente Bruti Liberati, con 15 anni di ritardo rispetto all’allarme dell’allora capo dello Stato e una trentina d’anni dei fatti. Se vi sembrano pochi... considerando anche che lo stesso Bruti Liberati ha riconosciuto, parlando degli anni delle cosiddette mani pulite, che ci furono «errori, eccessi». Che tuttavia non giustificherebbero il proposito di «rimettere in discussione» la realtà che ne è derivata.

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