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Bossi: "Fini è preda di un cortocircuito della provocazione"

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Il Senatùr dichiara: "Lo avrei cacciato dopo la direzione di aprile. No Unità d'Italia, avrei preferito tre blocchi. Federalismo subito"

domenico d'alessandro
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Umberto Bossi è un fiume in piena. Il leader della Lega Nord rilascia due interviste e dice la sua su tutte le tematiche politiche principali del momento, ma non solo. Parlando con Bruno Vespa in occasione del nuovo libro del giornalista "Il cuore e la spada - Storia politica e romantica dell'Italia Unita 1861-2011", il numero uno del Carroccio interviene sulla polemica tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, dicendo: "Fini è preda di un cortocircuito della provocazione, ma penso che i due hanno entrambi interesse a non fare troppo casino e a trovare la quadra. Certo, se Berlusconi su ogni cosa deve andargli a chiedere i voti, la strada diventa molto stretta e si corre il rischio di nuovo di andare al voto". Se fosse stato per lui, però, la querelle si sarebbe conclusa molti mesi fa, nel modo più drastico: "Io - racconta Bossi - avrei cacciato Fini quando ha sfidato Berlusconi con la mano alzata durante la direzione del Pdl di aprile. Sarei andato subito alle elezioni, ma Berlusconi è stato saggio perchè poteva esserci il rischio che Napolitano non le concedesse". Nella polemica le situazioni personali del Premier e del Presidente della Camera hanno rappresentato - secondo Bossi - un elemento rilevante: "Silvio è abbattuto perchè ha perso la famiglia, Gianfranco perchè teme che la vicenda di Montecarlo possa compromettere la sua", dice il Senatùr. Tremonti e Casini - Umberto Bossi ammette di avere un legame molto stretto con Giulio Tremonti: "Ci legano affinità elettive. D'altra parte, cenando insieme tutte le sere, una certa solidità si forma". Su Pier Ferdinando Casini, invece, l'opinione del Ministro per le Riforme è meno positiva, tanto che se dovesse indicare un alleato per la coalizione sceglierebbe Fini, pur lasciando aperto uno spiraglio: "Fini lo conosciamo meglio - dice Bossi - Con Casini nel precedente governo abbiamo avuto un mucchio di problemi. Forse adesso però sta maturando". Il dopo-Bossi - Sulla successione alla guida del Carroccio, Bossi ironizza: "Io sono immortale e comunque da noi i segretari li fa il congresso. Se per il bene della Lega dovrò dare un'indicazione - assicura il Senatùr - al momento giusto la darò". L'Unità d'Italia - Alla vigilia del 150esimo anniversario dell'Unità, Umberto Bossi racconta a Vespa qual è la sua opinione in merito: "Io sono cavouriano e Cavour voleva l'Italia divisa in tre blocchi, Nord, Centro e Sud. L'accordo con Napoleone III era questo e sarebbe stata la soluzione più seria". Vespa lo incalza, gli dice che i Mille erano quasi tutti del Nord, soprattutto bergamaschi. Il fondatore della Lega risponde: "Cercavano nel Sud una colonia in cui vendere i loro prodotti visto che gli inglesi e i tedeschi avevano le loro colonie in Africa e in Oriente e il Piemonte no. Nemmeno oggi l'Italia è unita. Da una parte sconta le divisioni originali, dall'altra le conseguenze di una politica centralista cominciata dai Savoia alla morte di Cavour". Ricollegandosi all'attualità, il Ministro riconosce che "se non decolla il Sud, anche il Nord avrà uno sviluppo rallentato". Federalismo - Il suo primo obiettivo, come in seguito ripete ad "Affari Italiani", resta dunque il federalismo. Che è una battaglia ormai vinta: "Noi vogliamo lasciare una Padania libera ai nostri figli, e non più schiava di Roma - afferma - E' garantito che noi non andremo in pensione fino a quando la libertà sarà laggiù". "Voto antipato non è un colpo di Stato" - Capitolo solidità di governo. Bossi avverte che "se c'è un voto contro il governo e questo cade, si va alle elezioni anticipate e non è un colpo di Stato, perchè si è già fatto in passato. Questa gente non è più credibile: possono dire quello che vogliono. Se andiamo al voto è meglio che Berlusconi parli meno e scelga meglio i suoi alleati". Come aveva detto a Vespa, dunque, sì a Fini ma con parecchie riserve. Devono diminuire le tasse - L'intervista si conclude toccando l'argomento tasse ed evasione fiscale: "Il Paese ha bisogno che diminuiscano le tasse, con questi livelli altro che non evadere - dichiara Bossi - Il Paese non ce la fa più, non ce la fanno più i nostri pensionati e i nostri lavoratori. Noi dobbiamo ridurre le spese e gli sprechi, se vogliamo che la gente abbia un pò di più e che il sistema sia più efficiente".

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