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Ora Bersani risponda alle domande di Libero

Da un mese il segretaro sfugge agli interrogativi sul suo ex braccio destro e sulla questione morale nel Pd, ma adesso deve parlare

Rosa Sirico
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E adesso che farà il signor segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani? Adesso che un giudice ha messo nero su bianco che il suo ex braccio destro Filippo Penati si è reso responsabile di «numerosi gravissimi fatti di corruzione», tali da giustificare «la custodia cautelare». Adesso che la galera al suo ex capo della segreteria politica viene risparmiata solo perché il reato è stato cambiato (benevolmente, a giudizio del pm, che insisteva per la concussione), facendo così scattare i termini di prescrizione. Adesso che le tangenti girate nella Stalingrado d'Italia hanno assunto una consistenza minacciosa, apparentemente ben al di là della pura ipotesi di reato. Ecco, adesso che farà e che dirà Bersani? Continuerà a sottrarsi alle domande sulla questione morale esplosa nel Pd che da un mese, in perfetta solitudine, gli pone Libero? Ci minaccerà con una nuova class action di tutti gli iscritti al partito, una collettiva azione giudiziaria che ci chiuda la bocca, possibilmente per sempre? Confiderà che la sua buona stella gli porti in dono qualche altro clamoroso crollo di Borsa, con il conseguente polverone mediatico nel quale  occultare ancora una volta lo scandalo? O adotterà invece la surreale linea difensiva del suo uomo, il quale ieri esultava: «Oggi si sgretola e va ulteriormente in pezzi la credibilità dei miei accusatori. Infatti le loro dichiarazioni relative alla concussione si sono rivelate non attendibili». Cos'è, una nuova variante del codice penale: per tutti gli esponenti del Pd, e più in generale per chiunque abbia militato nel Pci-Pds-Ds, la corruzione non è più un reato? Non ci sarebbe poi da meravigliarsi troppo, visto il precedente storico dell'aprile 1990, quando, alla vigilia di Mani Pulite, una quanto mai opportuna amnistia calò una cappa di piombo sui reati di illecito finanziamento ai partiti commessi fino all'anno precedente, rendendo impossibile qualunque indagine sui soldi versati al Pci dall'Unione Sovietica. Siamo in Italia, siamo uomini di mondo e quindi siamo pronti a tutto. Però di questa legislazione speciale ci piacerebbe avere ragguagli dalla viva voce di Bersani. Se così non fosse, se cioè la pretesa superiorità morale degli uomini di sinistra non si fosse ancora sustanziata in un provvedimento in grado di esentarli dalla legge, ci piacerebbe sapere che cosa pensa il segretario del Pd delle parole dell'uomo che lui ha chiamato da Milano a Roma perché lo aiutasse a guidare il partito. Le condivide? Le fa sue? Ne prende le distanze? E allargando un po' l'orizzonte: quelle frasi del giudice per le indagini preliminari sui «numerosi e gravissimi fatti di corruzione« dicono niente? Provocano qualche fremito nel partito dell'indignazione permanente effettiva? E le nottate calde di Penati così ben descritte nell'ordinanza del gip? Quei tour in ristoranti, alberghi locali notturni di Ucraina, Romania, Russia, Lituania, Svizzera pagati dall'imprenditore Di Caterina che cosa suscitano in chi si è pasciuto per mesi di Bunga Bunga e D'Addario, facendone il solo tema “politico” sul quale esercitare l'opposizione? Vivaddio: almeno il Cavaliere le serate allegre se le pagava con i suoi soldi, non con quelli di imprenditori desiderosi di ottenere in cambio appalti pubblici. Ecco, di tutto questo ci piacerebbe sentire che cosa pensa Bersani. E non vorremmo attendere (invano) un altro mese. Certo, lo sappiamo: smacchiare giaguari è impegno quanto mai gravoso. Ma ci risulta che la specie è quasi in via di estinzione e a questo punto di esemplari da trattare ne saranno rimasti pochini. Suvvia, segretario: torni un po' tra noi. E ci illumini. di Massimo de' Manzoni

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