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Libero-dibattito sulla previdenza

Libero dibattito. Per Nino Suseri "i patti sono stati violati". Risponde Franco Bechis: "Non si può difendere a oltranza l'anzianità"

Andrea Tempestini
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Il dibattito sulla norma che rivede il sistema pensionistico penalizzando chi ha fatto la naja o chi ha riscattato il titolo di studio si sviluppa non soltanto in Parlamento e nelle piazze, ma anche sulle pagine di Libero. A Nino Sunseri il provvedimento non piace: "Vengono violati i patti. Così lo Stato punisce chi ha studiato e servito la Patria". A Sunseri risponde Franco Bechis: "Il provvedimento non mi piace ma è necessario. Chi difenda a oltranza l'anzianità brucia il futuro dei propri figli". Segue l'articolo di Nino Sunseri. Alla fine il colpo d'accetta è arrivato. Violento e definitivo come usava, un tempo, per infliggere la pena di morte. Questa volta il verdetto si è abbattuto sui requisiti per la pensione di anzianità: i famosi 40 anni che dall'anno scorso sono diventati 41 se contiamo il meccanismo della finestra mobile. Dal conteggio degli anni bisognerà escludere il riscatto della laurea e gli anni del servizio militare. Una scelta che penalizza chi ha studiato e punisce in maniera del tutto ingiustificata chi ha compiuto il proprio dovere nei confronti del Paese (ma chiamiamola anche Patria visto che l'atto iniziale dopo l'arrivo in caserma era il giuramento alla bandiera). Il governo prevede di risparmiare nel prossimo biennio 1,5 miliardi. Una cifra veramente modesta. Facilmente recuperabile con il dimezzamento dei parlamentari o la cancellazione dei loro vitalizi. Il primo intervento è stato delegato ad una legge costituzionale (insieme all'abolizione delle Province e al taglio dei piccoli Comuni). Un testo che, com'è facilmente immaginabile, sarà approvata nei tempi del mai. Viceversa il tema della previdenza per i parlamentari non è stato nemmeno preso in considerazione. Anche se, in base all'attuale ordinamento, basta un breve passaggio dalla Camera o dal Senato per ottenere robuste indennità. Anche se cinque parlamentari siciliani ed ex consiglieri regionali (ma si chiamano deputati perché Palazzo dei Normanni è il più antico Parlamento della Storia) hanno fatto ricorso per essere sicuri di poter cumulare la pensione maturata a Palermo con l'assegno cui hanno diritto a Roma. Questi privilegi sono intoccabili. Le pensioni di chi ha studiato prima e lavorato dopo possono diventare macelleria sociale.  Qui non si tratta di populismo ma di equità. In molti sono stati costretti dallo Stato a fare il servizio militare, anche se potevano studiare (come i fuori corso) o  lavorare.  Un anno previdenziale (ma un tempo erano due) perso perché imposto dallo Stato. Un anno di beneficenza per una classe politica che non vuole perdere un grammo dei propri privilegi castali. Ma anche studiare per i   politici sembra inutile. I tanti stupidi che hanno pagato il riscatto della laurea si vedranno allontanare la pensione   di quattro o cinque anni. Oltre al danno, la beffa. I soldi (e non sono pochi) spesi e l'obbligo di dover comunque rinviare l'uscita. Ovviamente i più irritati sono i medici. Devono studiare per almeno sette anni.  Poi il periodo di tirocinio, che non si conclude prima dei 29-30. Con la nuova norma sono condannati a restare fino al massimo della vecchiaia. Oppure, se hanno pagato il riscatto (molto costoso vista la lunghezza degli studi) sentirsi dare un bel calcio. Sforzi e soldi buttati al vento. Soprattutto a pagare saranno i più attenti. Quelli che il riscatto l'hanno effettuato appena in servizio. Certo per pagare di meno. Ma soprattutto per pensare fin dall'inizio della carriera lavorativa alla loro vecchiaia. Per loro la beffa è totale. Con il sistema retributivo, attualmente in vigore, le pensioni, normalmente vengono calcolate sullo stipendio degli ultimi dieci anni. Vuol dire che i contributi pagati trent'anni fa non sono serviti assolutamente a nulla. Buttati via. Ma come? In questo caso nessuno solleva la questione di patto etico tra amministrazione pubblica e cittadini-contribuenti? Per la ritassazione dei capitali scudati (leggasi evasori) ci si è stracciati le vesti, gridando allo scandalo perché lo Stato non può rimangiarsi la parola data. Mentre per chi ha riscattato la laurea (a questo punto i fessi) non vale? Che stanchezza, voglio andare in pensione! di Nino Sunseri

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