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Le idee: evasori in cella e condono

Parte della maggioranza spinge per una nuova sanatoria fiscale o edilizia. Galera più facile per chi non paga. Il Cav ci pensa

Andrea Tempestini
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Come spesso accade quando si devono reperire risorse e non si sa bene dove andare a prenderle, ecco che rispunta l'idea di un condono. Edilizio e/o fiscale. Il governo inizia a pensarci: l'ipotesi di una sanatoria fiscale sta prendendo sempre più corpo all'interno della maggioranza, parallelamente a un inasprimento delle pene per gli evasori, carcere compreso. Sul modello americano, anche tanto piace al Cavaliere. Perché, è il ragionamento fatto in queste ore a Palazzo Chigi, se è vero che le sanatorie non c'entrano nulla con le riforme strutturali e magari inducono chi evade a farlo ancora (tanto poi arriva il condono), è anche vero che si tratta del modo più semplice ed efficace per reperire denari in breve tempo. Perché gli italiani i condoni li sfruttano: è successo con quello edilizio del 2002 e ancora con lo scudo fiscale per il rientro dei capitali un anno e mezzo fa. Una spinta verso il condono arriva anche dal Parlamento. Tra i mille e trecento emendamenti alla manovra presentati in Senato, infatti, ce ne sono cinque del Pdl (a firma, tra gli altri, Sarro e Coronella) che propongono una nuova sanatoria edilizia o la riapertura dei termini di quella precedente. «Per la destra italiana il condono è una sorta di marchio di fabbrica, ogni tanto ne propongono uno nuovo», osserva il senatore democratico Roberto Della Seta. «Il Pd è fermamente contrario», continua, «anzi è uno dei pochi temi su cui siamo tutti d'accordo perché non serve al Paese, incentiva l'abusivismo e deturpa il paesaggio. Sarebbe il quarto condono in 25 anni, una vera tragedia». Ma nella maggioranza non si parla solo di sanatoria edilizia. Alcuni deputati, tra cui Amedeo Laboccetta e Pippo Gianni, da una settimana si stanno dando un gran da fare per raccogliere consensi intorno alla proposta di un condono fiscale tombale. «Ho ricevuto in soli 8 giorni oltre 12 mila e-mail da tutta Italia da parte di semplici cittadini che hanno inteso manifestare apprezzamento per l'iniziativa che con l'amico e collega Mazzocchi ho intrapreso in tema di condono fiscale», racconta Laboccetta. «Evidentemente», aggiunge, «la proposta avanzata riguarda una tematica che è pesantemente avvertita dagli italiani. Siamo convinti che 35 miliardi di euro di entrate, secondo la nostra prudenziale stima, rappresentano per l'Erario, soprattutto di questi tempi, un'opportunità eccezionale». Secondo il deputato napoletano «ora ci sono tutti i presupposti per farlo, perché in tempi difficili è un ottimo strumento per reperire risorse». A calcoli fatti, dunque, un condono fiscale dovrebbe portare alle casse dello Stato almeno 35 miliardi, «ma si può arrivare anche a 50». E la questione etica? «Nella mia proposta da una parte c'è la sanatoria, dall'altra l'inasprimento delle pene e delle sanzioni contro chi evade il fisco», spiega l'ex-An. Secondo il testo della proposta, infatti, le manette per chi non paga le tasse scatterebbero oltre la soglia di 50 mila euro di evasione (oggi è a 100 mila) con l'aumento degli anni di reclusione da due a cinque (oggi è da uno a tre). E ora anche il governo inizia a pensarci. Ma vuole andarci cauto. Perché, se è vero che nei conciliaboli e nelle riunioni di queste ore la parola condono qualcuno l'ha pronunciata, è anche vero che per l'esecutivo si tratterebbe di una extrema ratio. «I condoni accontentano una piccola fetta di persone, ma fanno perdere migliaia voti sull'altro fronte, quello degli onesti», spiegano da Palazzo Chigi. Per questo motivo il Cavaliere lo prenderebbe in considerazione solo affiancandogli un inasprimento delle pene anti-evasione. Altrimenti «l'opinione pubblica non capirebbe». di Gianluca Roselli

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