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Il presidente è vecchio, i suoi antagonisti decrepiti / Facci

Chi contesta il Cav non è ancora il nuovo, altrimenti il premier se ne sarebbe già andato

Andrea Tempestini
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L'antiberlusconismo è una variabile indipendente da Berlusconi e dalle sue opere: non c'è nessun legame tra l'andamento buono o cattivo dei suoi governi e l'accanimento di chi cerca di sbarazzarsene da quasi 18 anni. L'avrebbero inquisito in ogni caso, perseguitato in ogni caso, odiato o venerato in ogni caso. Si dice sempre che Berlusconi passerà alla Storia, ma passerà alla Storia anche questo Paese attraverso di lui, ciò di cui lui è stato il catalizzatore, soprattutto l'acceleratore. Può piacere o non piacere il futuro post-politico in cui Berlusconi ci ha scaraventato da una Repubblica all'altra, può certo disorientare questo Paese mediatizzato e americanizzato che ha precipitato i quadri della vecchia Italia in un pauroso ritardo culturale, qualcosa in cui il massimo dell'utopia politica - il nostro sol dell'avvenire - è diventato il pareggio di bilancio. Ma Berlusconi, pur nella sua unicità, di questo presente e futuro globalizzati è soltanto la maschera occasionale, una maschera che oltretutto è anagraficamente datata. Il problema è che gli antagonisti di Berlusconi non sono ancora il nuovo: se così fosse lui potrebbe anche andarsene; gli antagonisti di Berlusconi, e di milioni di noi, sono ancora il vecchio, sono ciò che, da quasi 18 anni, cerca di espellere un corpo che ritiene estraneo. Berlusconi è vecchio, loro sono decrepiti. E vanno ancora combattuti. di Filippo Facci

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