I conflitti d'interessi ci sono eccome

Giulio Bucchi

Una "squadra snella e forte". Così Mario Monti ha presentato i suoi nuovi sottosegretari: da 26 a 19 ministri, da 40 a 28 sottosegretari, scelti in "un rapporto costruttivo, con una innovazione statico-dinamica" rispetto alla politica. Formula oscura, quella del premier, per spiegare che nonostante le polemiche sul prodiano D'Andrea ai Rapporti col parlamento, il suo governo ha la "fiducia di forze politiche che fino a ieri erano in perenne dissenso. Con loro in ogni momento ci sarà un rapporto essenziale, costruttivo". Qualcuno ha rilevato la presenza di personalità tecniche che hanno mantenuto i rapporti con il mondo privato da cui provengono. "Attenti a parlare di conflitto di interessi. Saremo di una trasparenza assoluta", assicura Monti. "Chi nella società civile ha avuto delle competenze e ha fatto la scelta di entrare nel Governo, non lo ha fatto per trascinare le esperienze passate". Nomi in lista - In realtà, qualche conflitto e qualche scheletro nell'armadio gli uomini di Monti ce li hanno. Come ricorda Dagospia, c'è l'ex Banca Intesa Mario Ciaccia (uomo di Corrado Passera) alle Infrastrutture e due lobbisti vicini al circolo Aspen come Marta Dassù agli Esteri e Michel Marone al Lavoro. Filippo Milone alla Difesa è uomo con trascorsi a Finmeccanica, mentre l'unico neoministro, Filippo Patroni Griffi alla Funzione pubblica, ha qualche problemino con i doppi stipendi. In generale, forse, il vero conflitto d'interessi è tra quello dei "tecnici milanesi" e dei "politici romani". Un baricentro, sottolinea Marcello Sorgi su La Stampa, che si è spostato sempre più verso la capitale.