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Ministri contro i tagli, slitta la fiducia

Il premier è ancora alle prese con gli aggiustamenti della manovra: per questo il testo definitivo non sarà in Aula prima di domani

Lucia Esposito
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«Tutti devono fare sacrifici. Anche i ministeri. Tutti devono abbassare le pretese». Mario Monti non fa sconti a nessuno. E sulla manovra è intenzionato a cambiare il meno possibile. A irritarlo nelle ultime ore sono state le lamentele dei parlamentari contrari al taglio delle indennità. Ma lo ha infastidito anche chi gli è andato a perorare la causa dei ministeri, sostenendo che più di così è impossibile tagliare.  Sulla manovra, dunque, si va sempre più verso un maxiemendamento comprensivo di tutte le modifiche, su cui verrà posta la questione di fiducia. Oggi pomeriggio il presidente del consiglio interverrà in commissione bilancio di Montecitorio, dove si stanno esaminando i provvedimenti e dove sono stati depositati gli emendamenti. Mille e quattrocento proposte di modifica, poi ridotte a ottocento, destinate a diventare carta straccia di fronte a un maxiemendamento con la fiducia. Ancora non c'è traccia, però, degli emendamenti per modificare la riforma delle pensioni e l'introduzione dell'Imu, che dovrebbero arrivare oggi. «Il testo sta arrivando», avvisa il ministro del Welfare, Elsa Fornero. «Abbiate pazienza, stiamo studiando e stiamo lavorando», aggiunge il titolare dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. L'esecutivo, dunque, si sta impegnando per modificare pensioni e ritorno dell'Ici, ma non ha ancora trovato il modo di recuperare i 5 miliardi di scoperto che si verrebbe a creare con le modifiche. Per questo motivo il testo della manovra non sarà in Aula prima di domani. «Ci stiamo muovendo su un percorso stretto, perché, come viriamo da una parte o dall'altra, ci troviamo la coperta troppo corta e scontentiamo questo e quel partito. E' come camminare sulle uova, ma alla fine troveremo la soluzione», sostiene una fonte di Palazzo Chigi.  Il fallimento dell'incontro con i sindacati e lo sciopero generale di ieri sono però destinati a lasciare un segno. Per Monti, infatti, oltre al disaccordo sulle misure, è una specie di avvertimento in vista della riforma del mercato del lavoro. Il presidente del consiglio ha già annunciato che tutto verrà realizzato con l'accordo delle parti sociali attraverso la concertazione, ma la rottura degli ultimi due giorni non rappresenta certo un buon viatico per iniziare un dialogo costruttivo. «Finora abbiamo visto solo il rigore, senza crescita né equità», osserva Susanna Camusso. A sostenere l'esecutivo c'è però Confindustria. Per Emma Marcegaglia, infatti, «la manovra va approvata il prima possibile e senza modifiche». Nel frattempo ieri Monti prima ha ricevuto a Palazzo Chigi il primo ministro danese, Helle Thorning Schmidt, poi ha avuto un colloquio telefonico con quello canadese Stephen Harper. «L'Italia conferma la forte determinazione ad attuare misure decise per il consolidamento fiscale e ad avviare riforme strutturali per far ripartire la crescita in un contesto di equità sociale», ha detto Monti ad Harper. Intanto dai mercati arriva un'altra bocciatura: Milano ha perso il 3,79 per cento e lo spread è salito a 452 punti. di Gianluca Roselli

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