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Pdl-Pd-Udc: offerta al premier

I partiti pronti ad appoggiare il governo tecnico in cambio della riforma elettorale. Il rischio: fuga dei voti verso i partiti di lotta

Andrea Tempestini
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Già alla seconda fiducia si vedono i primi segni di cedimento del governo di Mario Monti: maggioranza bulgara, certo, ma 'molto meno maggioranza' rispetto a quella incassata dopo l'insediamento. In un contesto che per il Professore di Varese comincia ad essere scivoloso la politica inizia a rialzare la voce. E uno dei temi che sta più a cuore all'arco parlamentare è la riforma del sistema elettorale. Certo, il porcellum e i listini bloccati fanno comodo a tutti, ma la stangata di Monti ha cambiato le carte in tavola. Le tasse provocano rabbia, e la rabbia porta voti ai partiti più marcatamente di lotta: ovvero Lega Nord, Italia dei Valori e sinistra radicale. Così un ritorno al proporzionale è più che un'ipotesi, un po' per tutti: sia per il Pdl che potrebbe essere in difficoltà senza il Carroccio (l'asse scricchiola), sia per i democratici stretti nella morsa di Di Pietro e Vendola. Inoltre la politica, parzialmente svuotata di significato dal prepotente ingresso di Monti nei giochi parlamentari, vuole riguadagnare credibilità: per farlo e per convicere gli italiani una riforma del sistema elettorale sarebbe uno dei metodi più diretti ed efficaci. Ed è così che i tre leader, Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini e Pier Luigi Bersani, hanno intensificato i loro contatti: con ogni probabilità già la prossima settimana inizieranno a discutere con Monti un "progetto quadro" per una complessiva riforma del sistema, dal bicameralismo ai regolamenti parlamentari fino ad arrivare, appunto, alla riforma elettorale. Monti, tra una stangata e una riforma del lavoro, per garantirsi l'appoggio dei partiti dovrà ascoltarli.  

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