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Immigrati: 30 anni con i tunisini, Don Sigurani l'imam catholique della capitale (2)

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Cronaca

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(Adnkronos) - "Il contatto tra realta' diverse - prosegue Don Sigurani - e' fondamentale. Le parrocchie devono umanizzare i quartieri, devono aiutare a costruire rapporti umani. Le scene che abbiamo visto nei giorni scorsi in alcune parti della citta', con le barricate contro gli immigrati, dimostrano che c'e' ancora tanto lavoro da fare. Una visione miope non ha fatto prevedere quello che poi e' successo: le emergenze si creano con la disattenzione e facendo finta di non vedere la realta', continuando a lucrare dove si sa che c'e' sfruttamento". "La situazione e' difficile e non e' il momento per fare polemica ma occorre sedersi intorno a un tavolo e pensare a cosa accadra' a questi ragazzi, cosa fare per loro. Troppo spesso - dice il parroco - si strumentalizzano questi ragazzi per accendere il dibattito politico, per creare contrapposizioni. Poi cadono nel dimenticatoio. La politica li usa come merce di scambio, anche in vista delle elezioni. Ma questo e' un tema serio, non si puo' fare sulla pelle dei poveri". "E' ormai consuetudine ingigantire i casi. Per noi il povero e' Gesu' Cristo, il povero - sottolinea - e' una persona anche per chi non crede. A Roma ci hanno detto che non si possono accogliere 200-300 persone. Ma e' possibile che Roma non puo' dare un'accoglienza dignitosa a un numero anche limitato di tunisini. Perche' ovunque si' e non qui? Un 'no' che arriva a pochi giorni dalla beatificazione di Giovanni Paolo II e che ci lascia senza parole. Si e' voluta creare paura nella gente ma noi non siamo sciocchi. Invece di creare accoglienza si e' fatto solo allarmismo". (segue)

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