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Foibe: pm Pititto, su quell'inferno di pietra non e' stata fatta giustizia

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Cronaca

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Roma, 9 feb. (Adnkronos) - ''Gli imputati per i massacri delle foibe sono morti. Con l'amaro in bocca, non credo sia oggi possibile riaprire processi. La magistratura italiana avrebbe dovuto condurre quest'inchiesta molto tempo prima''. A parlare e' Giuseppe Pititto, il magistrato che e' stato titolare, come pm presso la procura della Repubblica di Roma, di inchieste sui crimini delle Foibe. ''Mi sono occupato di quei massacri negli anni '96 -'97 -racconta Pititto all'Adnkronos- fu un'inchiesta in salita: erano fatti che risalivano al '43, e c'era la difficolta' di trovare testimoni''. ''Attraverso quell'inchiesta -ricorda il magistrato che attualmente presta servizio come giudice presso la Corte di Appello di Roma- sono venuti alla luce determinati fatti, grazie alla collaborazione di alcune persone che sono state sentite. Ne e' venuto fuori un quadro drammatico, perche' le Foibe rappresentano una delle piu' grandi tragedie dell'umanita'. Migliaia di persone sono state uccise per un unico motivo: erano italiani''. ''Le vittime -ricostruisce Pititto- venivano legate l'una all'altra con fili di ferro e portati vicino a una foiba. Qui si sparava a uno di loro, forse il primo, in modo che gli altri andassero giu', ancora vivi, in quell'inferno di pietra''. Nel corso delle indagini, ''ho scoperto che a molti venivano tagliati i genitali o cavati gli occhi, ma ci sono stati casi di lapidazione''. Si e' anche accertato che ''una persona e' stata costretta a portarsi sulle spalle le pietre che sarebbero servite per ucciderla, ma l'elenco degli orrori e' lungo: c'e' chi e' stato decapitato per prelevargli due denti di oro. E qualcuno e' stato anche arso vivo...''. (segue)

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