Il governatore Visco: ''Italia paese anziano, bisogna lavorare di più e più a lungo''
Economia
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "Non si può non richiedere che si lavori di più, in più e più a lungo". Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, lo dice aprendo i lavori del convegno 'Le donne e l'economia italiana'. "L'Italia ha molti divari da recuperare - continua - deve affrontare e rimuovere ostacoli importanti per assicurare una crescita con quelle caratteristiche. E' innanzitutto un paese 'anziano'. Questo rende la sfida della crescita economica non solo più difficile ma anche decisiva". Per il governatore di Bankitalia "il mantenimento stesso del livello di vita raggiunto nel nostro Paese richiede che si innalzi l'intensità del capitale umano e riprenda a crescere la produttività totale di fattori". "Non si può non richiedere che si lavori di più e più a lungo. Non si tratta di uno slogan ma di un percorso inevitabile da affrontare con determinazione, anche se con la gradualità necessaria. Ma non può esserne rinviato l'inizio - spiega Visco - e mi pare che oggi di questo vi sia consapevolezza". "I fattori alla base di una partecipazione al mercato del lavoro così strutturalmente bassa sono oggetto di molte analisi, spesso condivise", afferma. "Bisogna operare per rimuoverli - aggiunge - anche se in qualche caso ciò significa contrastare rendite di posizione o interessi particolari. Bisogna avere la consapevolezza, però, che ne va del nostro futuro". "Un migliore funzionamento del mercato del lavoro - insiste -, con la capacità di accompagnare e non con la volontà di resistere al cambiamento - nelle tecnologie, nelle produzioni, nell'apertura dei mercati, nell'organizzazione delle imprese - va di pari passo con mutamenti profondi della struttura produttiva". "Il nostro Paese è oggi impegnato in uno sforzo impegnativo sul piano della stabilità finanziaria - sottolinea -; ad esso non può non accompagnarsi quello altrettanto essenziale sul fronte delle riforme strutturali". "L'obiettivo di conseguire una piena uguaglianza di genere - continua - va ovviamente oltre solo la sfera economica. In molte aree i divari sono evidenti, su altre operano effetti indiretti che vanno studiati e rimossi. Occorre quindi ricercare le ragioni, e rimuoverle, per le quali è così bassa l'occupazione in parti importanti del nostro territorio, tra i giovani, tra le donne". "Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione è pari al 44 per cento della popolazione tra 15 e 64 anni" riferisce Visco, sottolineando che "è occupato meno di un giovane su quattro e solo tre donne su 10". "Nel Centro-Nord, dove il tasso di occupazione femminile è più elevato (55 per cento), il divario con il tasso maschile è di circa 18 punti percentuali" aggiunge il governatore di Bankitalia. Visco, poi, sottolinea che "oltre due milioni di giovani oggi nel nostro Paese non studiano e non lavorano e non partecipano a un'attività formativa; di essi 1,2 milioni sono donne. E le donne sono la maggioranza sia tra coloro che, pur disponibili a lavorare, non cercano attivamente un'opportunità di impiego perché ritengono di non avere sufficienti probabilità di trovarlo, sia tra coloro che sono attivamente alla ricerca di un'occupazione". ''In Banca d'Italia nel 1980, pochi anni dopo la mia assunzione, la percentuale di donne era del 23% circa: lo 0,2% dei dirigenti, il 12% dei funzionari, il 26% negli altri ruoli - ricorda - . Al Servizio Studi erano il 46%, per lo più negli 'altri ruoli' dove coprivano il 70% delle posizioni; non c'era nessuna dirigente, erano il 14% dei funzionari. Oggi le donne sono il 35% della compagine e rappresentano il 20% dei dirigenti''. ''Questa evoluzione è in buona parte il frutto da un lato dell'aver compreso l'importanza della 'diversità' delle competenze, delle attitudini, delle modalità di lavoro nell'assicurare risultati migliori; dall'altro la prevalenza assoluta di meccanismi di selezione pienamente basati sul merito e sull'impegno'', conclude Visco.