Camorra: 18 anni fa l'omicidio di don Peppe Diana, apripista in lotta ai clan (3)
Cronaca
(Adnkronos) - Una speranza che secondo don Aniello Manganiello non c'e' nell'opera che piu' di tutte, negli ultimi anni, ha raccontato le terre di don Peppe Diana: Gomorra, di Roberto Saviano. "Non sono contro Saviano - sottolinea - ma contro il nome che ha dato al libro. Gomorra e' una citta' senza speranza, che fu distrutta perche' non c'era nessuno che facesse la volonta' di Dio. E non penso che in Campania non ci siano cinque, dieci, venti persone che ogni giorno soffrono e combattono per partorire un mondo piu' giusto". "Essere definiti come Gomorra, e questo vale anche per Scampia e non solo per il Casertano - sottolinea - e' stata una grave mancanza di speranza e di convinzione che questa regione possa liberarsi da questo male". E per comunicare la speranza, secondo don Aniello, "non abbiamo bisogno di eroi. La societa' che ha bisogno di eroi, anzi, e' una societa' arrivata alla frutta". Anche per questo non e' entusiasta delle definizioni 'prete anticamorra' e 'prete di frontiera', o 'di strada'. "Noi abbiamo solo bisogno di uomini e donne che facciano il loro dovere nella normalita' e che si impegnino ogni giorno per il mondo", dice. Ma tra queste, ammette, prete 'anticamorra' e' quella che calza di piu': "E' un dato di fatto. Quando ero a Scampia ho cercato di seguire due frasi, oltre a quelle di Isaia. Erano entrambe di Paolo Borsellino: 'Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ha paura muore una volta sola' e 'Con la mafia o ti ci metti d'accordo o ci fai la guerra', e per amore del mio popolo ho deciso di non girarmi mai dall'altra parte e di combattere". (segue)