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Battaglia di Anghiari, non solo nero. Anche lacca rossa rivela la mano di Leonardo

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Cultura

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Firenze, 19 mar. (Adnkronos) - Non solo il 'nero' della Gioconda del Louvre, ma anche il 'rosso' dell'Adorazione dei Magi degli Uffizi. Si è appena spenta l'eco dei risultati della prima indagine endoscopica alla ricerca della perduta 'Battaglia di Anghiari' di Leonardo da Vinci, ed ecco un'altra rivelazione: se "il nero di Lionardo era più nero del nero", come lo definì Giorgio Vasari, e quello trovato oltre l'intercapedine della parete est del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio ha la stessa composizione chimica di quello della Monna Lisa e del San Giovanni Battista del Louvre, anche la lacca rossa - estratta con la sonda endoscopica dallo stesso muro - ha delle "fortissime analogie con quella presente su un'altra opera di Leonardo: l'Adorazione dei Magi. Ad affermarlo è lo stesso responsabile della ricerca in atto a Firenze, l'ingegner Maurizio Seracini, che negli ultimi 20 anni ha ampiamente studiato la grande tavola di Leonardo. E non è la sola opera che presenta questa caratteristica di affinità. "Anche altre opere del genio di Vinci - rivela Seracini al giornalista Marco Ferri per il sito italiano del National Geographic - databili sempre alla prima metà degli Ottanta del XV secolo, dimostrano l'utilizzo di una lacca dello stesso tipo di quella estratta dalla parete est del Salone dei Cinquecento". Domani, intanto, dopo l'anteprima mondiale negli Usa, va in onda in Italia, sulla piattaforma Sky 'Leonardo l'ultimo segreto', il documentario sulla ricerca della 'Battaglia di Anghiari' a Palazzo Vecchio (alle ore 21.00 su Nat Geo Channel). La grande tavola incompiuta dell'Adorazione, attualmente nel laboratorio restauri dell'Opificio delle Pietre Dure, alla Fortezza da Basso, da alcuni mesi è al centro di una nuova (la terza) campagna di analisi diagnostiche per stabilire lo stato del manto pittorico e delle vernici. Seracini la studiò a fondo agli inizi degli anni Novanta dello scorso secolo e nel 2002. Proprio la presenza del capolavoro fuori dagli Uffizi, dove normalmente è custodita, potrebbe aprire la strada a ulteriori analisi "mirate", per dimostrare l'identica composizione della lacca della tavola rispetto sia a quella estratta dal muro, sia a quella usata per altre pitture da Leonardo. In ogni caso questa della lacca è un'evidenza che spinge, secondo Seracini, "a non parlare più di indizi ma di prove. E chi non le capisce è perché non le vuol capire". Le "prove" cui fa riferimento l'ingegnere fiorentino sono di tipo sia documentario, sia fisico. Di fronte a simili rilevanze documentarie e alle prove scientifiche fin qui ottenute, Seracini è certo che la direzione intrapresa è quella giusta e che la ricerca "può solo proseguire". Il docente dell'Università della California è sicuro che la porzione dell'affresco di Vasari, 'La battaglia di Marciano della Chiana' (detta anche 'Battaglia di Scannagallo') oltre la quale è maggiore la probabilità di trovare tracce materiali della pittura murale di Leonardo, è il quarto inferiore sinistro. Ed è lì che vanno concentrati gli sforzi. La mappatura delle aree dell'affresco vasariano interessate ai restauri della fine dell'Ottocento e inizio Novecento è già stata effettuata dai tecnici dell'Opificio. Per cui Seracini adesso attende precise indicazioni per poter continuare la sua "caccia". Stavolta però con molte più frecce nella sua faretra.

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