Cinema: Franco Piperno, io un prete mancato ma le mie prediche ora sono diverse
Spettacolo
Roma, 25 mar. - (Adnkronos) - "Grazie al film di Max Mazzotta ho potuto riflettere sulla mia seconda anima, quella di prete mancato o forse spretato", ma le mie prediche di oggi "sono cambiate rispetto al passato" perche' "ora penso che sia piu' facile cambiare le idee sul mondo che cambiare il mondo". Franco Piperno, ex fondatore di Potere Operaio ed oggi professore di Fisica all'Universita' della Calabria, parla con l'ADNKRONOS della sua scelta di recitare nel film 'Fiabeschi torna a casa' in cui l'attore Max Mazzotta debutta alla regia. Una pellicola tratta dalle opere di Andrea Pazienza, girata a Cosenza e dintorni. Le riprese sono in corso proprio in questi giorni e daranno 'voce' a paesi della Calabria che ne disegnano profondamente l'identita'. Vi prendono parte anche studenti dello stesso Piperno, come la ragazza che nel film e' 'la sposa': "un'alunna anche molto brava che mi sarebbe piaciuto confessare, ma lei - scherza il professore - non ha accettato". "Ho accolto l'invito di Max e del suo gruppo per la lunga amicizia che ci lega - racconta - Loro hanno cominciato a fare teatro nell'Universita' della Calabria venti anni fa permettendo ai giovani di sviluppare doti recitative teatrali che, al di la' della scelta di farne o no una professione, sono in se' prezioso elemento terapeutico. Il gruppo ha portato avanti una politica teatrale fondata sui classici greci, perche' questa terra e' Magna Grecia. Un'iniziativa importante perche' il teatro e' fondamentale soprattutto in Meridione per la sua capacita' di formare i giovani. Ci siamo conosciuti, in particolare, quando loro hanno partecipato all'occupazione di una sala dell'Universita' da cui e' nato un collettivo che si chiama 'Filo rosso' all'interno del quale hanno poi iniziato a fare attivita' teatrale". Da li' in avanti tante le collaborazioni tra Franco Piperno e il gruppo: "il gruppo, infatti ha lavorato anche per produrre degli sketch sul mito di Andromeda, Cassiopea ed Ercole (tre costellazioni celesti) nelle piazze medievali calabresi con l'intento di rappresentare i miti antichi del cielo connettendo la poesia antica, Ovidio soprattutto, con l'osservazione del cielo". (segue)