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Crisi, Bagnasco: ''Lavoro priorità assoluta''

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Cronaca

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Roma, 26 mar. (Adnkronos) - "Con i provvedimenti adottati è stato portato al sicuro il Paese, facendo proprie - pur con qualche adattamento - le indicazioni comunitarie''. E' quanto ha osservato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente. ''Bisogna però - ha subito aggiunto - che si approfitti il più possibile di questa stagione, in cui si è costretti a dare una nuova forma ai nostri stili di vita: uscire dall'immobilismo; cominciare a fare manutenzione ordinaria del territorio; continuare nella lotta all'evasione fiscale; semplificare realmente alcuni snodi della pubblica amministrazione; dotarsi di strumenti pervasivi e stringenti nel contrasto alla corruzione e al latrocinio della cosa pubblica''. "Soprattutto - ha detto ancora l'arcivescovo di Genova - azionare tutti gli strumenti e investire tutte le risorse a disposizione - dello Stato, dell'imprenditoria, del credito, della società civile - per dare agli italiani, a cominciare dai giovani, la possibilità di lavorare: non solo per sopravvivere, ma per la loro dignità". "Mentre la crisi perdura, chiediamo che sollecitamente si avvii la sospirata fase di ripresa e degli investimenti in grado di creare lavoro, che è la priorità assoluta'', ha detto Bagnasco. ''L'approccio finanziario, infatti - ha aggiunto - senza concreti e massicci piani industriali, sarebbe di ben corto respiro. Solamente ciò che porta con sé lavoro, e perciò coinvolge testa e braccia del Paese reale, ridà sicurezza per il presente e apre al futuro''. ''Perché questo accada - ha affermato il cardinale - è necessario che lo Stato e gli enti locali siano solventi e lungimiranti e gli istituti bancari non si chiudano in modo indiscriminato alle richieste di piccoli e medi imprenditori: non ogni ristrutturazione va valutata con diffidenza; è necessario considerare, caso per caso, situazioni e persone, l'onestà insieme all'affidabilità, e alla quota di controllabile rischio senza il quale non può darsi alcun salto nella crescita''. In questa fase, ha detto ancora il presidente Cei, ''dal Governo sono attese soluzioni sospirate per anni. Come vescovi chiediamo di tenere insieme equità e rigore''. ''Nella realtà odierna - ha sottolineato - nessuno può pensare di preservare automaticamente delle rendite di posizione. Bisogna sapersi misurare con le mutazioni incalzanti che costringono ad un pensare nuovo''. Inoltre, ha rilevato Bagnasco, ''dal mondo degli adulti e dalle loro organizzazioni, stenta ad emergere una disponibilità al riequilibrio delle risorse che sono in campo. E' una strana congiuntura quella in cui ci troviamo: i padri, lottando, hanno ottenuto garanzie che oggi appaiono sproporzionate rispetto alle disponibilità riconosciute ai loro figli''. Per Bagnasco, poi, è importante approfittare ''di questa stagione per rinnovare i partiti, tutti i partiti: non hanno alternativa se vogliono tornare - com'è fisiologico - ad essere via ordinaria della politica ed essere pronti - quando sarà - a riassumere direttamente nelle loro mani la guida del Paese''. Bagnasco ha anche dichiarato la propria soddisfazione per la soluzione che è stata trovata sulla questione del pagamento dell'Ici da parte delle strutture commerciali legate alla Chiesa. ''Siamo lieti - ha detto il cardinale - che il tema dell'Ici sui beni ecclesiastici abbia avuto un'evoluzione positiva, arrivando con sollecitudine ad un approdo soddisfacente che, eliminando le sia pur remote ma possibili zone d'ombra, indurrà a superare eventuali situazioni di ingiusto trattamento, sottraendo argomenti a polemiche sgradevoli e devianti, fondate talora su vere e proprie menzogne''. Dalla Cei è poi arrivato un chiaro 'no' al divorzio breve. Quindi il richiamo ai valori. "Non è indifferente infatti - ha osservato Bagnasco - vivere in una società che, ad esempio, non rispetta e non promuove il valore indisponibile della vita umana, specie nei momenti di maggiore fragilità, come l'inizio e la fine''. ''Quale tranquillità può garantire uno Stato che permette - se non addirittura promuove - l'aborto, l'eutanasia, il suicidio assistito, l'infanticidio e altro ancora?'', si chiede il cardinale che invita poi affinché la domenica non venga ''sacrificata a ragioni economiche''.

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