RICERCA

Il settore farmaceutico, vera eccellenza italiana

Maria Rita Montebelli

Il settore farmaceutico rappresentaun’eccellenza su cui puntare per ripartire: lo dimostra la classifica europea per valore assoluto della produzione, dove l’industria farmaceutica che opera in Italia è seconda solo alla Germania. Le imprese del farmaco in Italia hanno 26 miliardi di produzione (67% destinato all’export), 2,4 miliardi di investimenti (1,2 in R&S e 1,2 in produzione) e una crescita dell’export negli ultimi 5 anni del 44%, rispetto al +7% della media manifatturiera. Numeri che diventano evidenze tangibili all’interno dei singoli territori. Proprio per far conoscere le “fabbriche”, Farmindustria, l’Associazione delle imprese del farmaco, ha iniziato un tour itinerante dal titolo “Produzione di Valore. L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere” giunto a Monza, dopo aver toccato Sesto Fiorentino, Bologna e Parma. In Lombardia sono presenti più di 100 aziende farmaceutiche e oltre 30 Centri di Ricerca aziendali, con 30.000 addetti diretti e circa 16.000 nell’indotto. È la prima regione farmaceutica e biotech ed è al primo posto nella R&S per numero di occupati (2.825, circa il 50% degli addetti totali in Italia) e investimenti (400 milioni di euro, il 33% del totale). Un primato particolarmente importante, quello nelle biotecnologie, se si considera già ora che gran parte dei farmaci innovativi sono biotech. Milano è la prima provincia farmaceutica per numero di addetti, la seconda per valore delle esportazioni (2.574 milioni, pari al 14,9% del totale). E si colloca al primo posto per gli studi clinici (1.810, il 48% del totale). A Monza il 33% dell’export hi-tech è farmaceutico. Anche le altre province si distinguono per la presenza di importanti gruppi a capitale nazionale e internazionale e hanno contribuito alla considerevole crescita dell’export farmaceutico lombardo negli ultimi 5 anni (+18% rispetto al +4% degli altri settori) che rappresenta oggi il 36% dell’export high-tech. La Lombardia è poi un modello di eccellenza di integrazione nella Ricerca pubblica e privata, con Istituti di fama internazionale, specializzati in campi quali farmacologia, neurologia, biotech e oncologia. E il peso degli investimenti delle imprese del farmaco nella R&S lombarda è pari al 9,1% del totale. Farmaceutica uguale innovazione. La farmaceutica è il settore in Italia con la più alta propensione alla Ricerca e all’Innovazione: investe ogni anno 1,2 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo, ovvero l’11% degli investimenti totali dell’industria manifatturiera e ha un’intensità di R&S (in termini di addetti e investimenti) che è 5 volte superiore alla media; è il settore con la più alta quota di imprese che svolgono attività innovativa (81%), dato per il quale l’Italia è seconda in Europa solo alla Germania. Innovazione che deriva da un processo lungo e costoso. Per mettere in commercio un nuovo medicinale sono necessari 10-15 anni di studi e ricerche, oltre 1 miliardo di euro di investimenti . Solo una sostanza ogni 10 mila arriva sul mercato e solo 2 farmaci su 10 ammortizzano i costi. L’industria farmaceutica alimenta quotidianamente l’Orologio della Vita (oggi possiamo sperare di vivere 82 anni, 10 in più rispetto agli anni ’70) e la qualità della salute con terapie innovative e con la prevenzione. Sostenere la Ricerca significa quindi allungare e migliorare la vita. E più del 90% della R&S farmaceutica in Italia è finanziata proprio dalle imprese che generano innovazione. Crescono i segnali di rischio. In Italia la spesa farmaceutica pubblica è inferiore, in termini procapite, del 26% rispetto agli altri grandi Paesi europei. La farmaceutica pubblica, il 14% del totale della spesa sanitaria, è ormai da anni sotto controllo mentre non si può dire la stessa cosa delle voci che costituiscono il restante 86%. Il trend dell’occupazione, in calo dal 2006 di 11.500 mila addetti e gli studi clinici, diminuiti in Italia del 23% in 3 anni, più che negli altri grandi Paesi europei, mostrano la necessità di scelte urgenti per rendere più attrattivo il Sistema Paese ed evitare che produzione e Ricerca si spostino altrove. Segnali negativi arrivano: dagli investimenti, diminuiti nel 2012 per la prima volta in dieci anni; dai tempi per l’accesso all’innovazione che sono lunghi (un farmaco nuovo impiega circa due anni per essere a disposizione del Paziente); dai pagamenti della P.A. in media di oltre 200 giorni, con punte di oltre 700, per un credito totale vantato dalle imprese di 4 miliardi. Misure per la crescita. Tornare a crescere è possibile con un quadro normativo e regolatorio più competitivo. Misure, a costo zero per lo Stato, da accompagnare a un migliore accesso all’innovazione, alla semplificazione burocratica, al rispetto della proprietà intellettuale, alla gestione responsabile ed efficiente di tutta la sanità pubblica e alla valorizzazione della presenza industriale attraverso il riconoscimento del marchio. Introducendo anche l’istituto della compensazione dei debiti per forniture di farmaci con le somme dovute dalle imprese alle Regioni e rafforzando la partnership pubblico – privato nella R&S. Obiettivo del futuro prossimo è crescere. E recentemente, evitando ancora nuovi tagli alla Sanità e alla farmaceutica, il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e il Governo hanno dato prova concreta di riconoscere questo settore come un asset industriale e ad alta tecnologia, strategico per il rilancio dell’economia e del Paese. (MARIANNA MASCIANDARO)