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Addio Quadriennale di Roma: arte italiana in lutto

Il governo tecnico non ama la cultura: mancano i fondi e l'edizione numero XVI prevista da ottobre non si farà

Giulio Bucchi
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Ce l'abbiamo fatta. Anzi ce l'hanno fatta. Il governo Monti non ama la Cultura. L'istituzione della Quadriennale è morta. Ora cantiamo il De Profundis. E' uno dei segnali amari che la cultura in Italia sta vivendo da circa un biennio. Biennale di Venezia e Quadriennale di Roma sono istituzioni che hanno sempre dato il voto alla cultura italiana, hanno contribuito a costruire la storia dell'arte italiana, portando il nome Italia e la cultura nostrana oltreconfine. Ora la Quadriennale di Roma, XVI edizione prevista da ottobre 2012 a gennaio 2013 al Palazzo delle Esposizioni, è stata annullata per mancanza di fondi,come ha annunciato l'incredulo presidente Jas Gawronski. "Il progetto – ha spiegato Gawronski - prevedeva un centinaio di artisti, di cui metà scelti tramite concorso, metà invitati da una commissione (con, fra gli altri, Michelangelo Pistoletto e Mimmo Paladino) tra gli autori visivi emersi a partire dal 2000 (senza barriere anagrafiche). L'avevamo programmata e calendarizzata da tempo ma negli ultimi mesi le cose sono precipitate: non abbiamo i 2 milioni di euro necessari per la realizzazione della mostra. Congelato Arcus (la spa del ministero dei Beni Culturali), sfumata la convenzione con il Ministero della Gioventù. Tra i privati pochi soldi”. Crisi lunga non solo della politica italiana, ma soprattutto della Cultura italiana, anche perché in una fase epocale come la nostra dove l'industria non ha più sangue e le sole risorse forti del nostro paese sono i Beni Culturali, il Turismo e la Cultura,i politici tutti,alti o bassi, grassi o magri,del Nord e del Sud, di destra o di sinistra, qualunquisti e populisti, tutti ma proprio tutti, devono dare voce alla cultura del nostro paese e prestarle attenzione, se intendono ancora dare un segnale forte al Paese Italia.  Ebbene, questa istituzione è ormai in sala mortuaria, dopo 80 anni impegnati per quindici edizioni a partire dal 1931, nella promozione dei movimenti e degli artisti italiani. Negli ultimi quindici anni, udite bene, il contributo per quest'istituzione da parte dello Stato, ovvero dicasi  del Ministero per i Beni e Attività Culturali, si è ridotto del 65 per cento. Dall'attuale milione di euro nel 1995 a 360mila euro nel 2011. Cifra quest'ultima che fa ridere e contemporaneamente fa piangere invece solo il pensare al dramma intero che pervade la Cultura Italiana. Ma tutti i Musei italiani vivono momenti difficilissimi, a cominciare dal commissariamento del primo Museo Statale d'Arte Contemporanea, il Maxxi di Roma. E' di questi giorni anche la notizia della nomina a Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali di Francesco De Sanctis, voluto da Lorenzo Ornaghi. Italia nostra ha contestato  la nomina con una lettera alle più alte cariche dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica. Nomina di un filosofo del diritto, che non c'entra molto con i Beni Culturali, e che sopraggiunge dopo nomine di tecnici del settore di chiara fama, come Salvatore Settis. E non era stato sempre Ornaghi, ministro del Governo Monti, a scegliere Massimo De Caro come direttore della Biblioteca dei Girolimini a Napoli, finito in prigione nell'ambito dell'inchiesta sulla sparizione di libri della stessa biblioteca?  Jean Clair (Parigi, 1940) che è stato Conservatore del Centro Pompidou, direttore del Musèe Picasso e nel 1995 direttore della Biennale di Venezia, ha  da poco pubblicato in Italia un libro da Skira (2011) il cui titolo L'inverno della Cultura chiarisce bene, avendolo anticipato, tutto il nostro discorso.  di Carlo Franza 

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