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Ignazio Marino: "Mai rubato sugli scontrini, verifiche per restare sindaco. alle primarie Pd mi candido"

Giulio Bucchi
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"La legge mi dà 20 giorni di tempo per verificare se la mia esperienza è davvero finita o se ci sono le condizioni per rispettare il partito che mi ha eletto alle primarie con il 52%, parlo del Pd e di Sel, e al ballottaggio con il 65%". Un giro di parole che significa una sola cosa: Ignazio Marino non vuole dimettersi, pensa a una clamorosa "giunta-bis" o, perlomeno, cercherà di far pagare carissimo al Pd la volontà tutta politica di farlo fuori, al di là di scandali e figuracce. "Sto facendo delle verifiche - spiega a Repubblica il sindaco dimissionario, che dovrebbe lasciare la poltrona tra 11 giorni -, sto incontrando i consiglieri. Voglio ascoltare le opinioni degli eletti del popolo". Marino giura che "la città ha capito che con me sono stati cacciati i criminali che erano qua dentro" e continua a ripetere: "Le persone che incontro per strada mi chiedono di non interrompere questa esperienza". La pensano diversamente Matteo Renzi e il Pd: "Ho grande rispetto per chi, come Renzi, sta cercando di cambiare questo Paese. Però mi permetto di dire che non capita tutti i giorni che 50mila persone firmino una petizione per chiedere al sindaco di restare". Giunta giubilare - Le voci di una "giunta giubilare", di "salute pubblica" per gestire il grande evento, vengono bollate come "sciocchezze" da Marino, che però giura: "Se si faranno le primarie nel Pd, è possibile che ci sia anch'io", cosa che suona se possibile ancora più minacciosa per il premier. Sempre che le ultime notizie sul sindaco dimissionario non lo stronchino definitivamente. "Errori sugli scontrini, ma non ho mai rubato" - "Mai rubato un euro sugli scontrini, io non conoscevo l'esistenza dei giustificativi di spesa. È normale che in una amministrazione di 23mila persone ci siano dei dipartimenti che si occupano di validare le spese. Io lasciavo le ricevute sui tavoli della mia segreteria e per me la cosa finiva lì". Colpa, insomma, degli impiegati, "in buona fede, dovendo giustificare nella primavera del 2014 spese di undici mesi prima, utilizzando la mia agenda elettronica". Da lì le imbarazzanti "gaffe" sulla colazione offerta al reduce dell'Olocausto a spese del Comune, 8 euro ("Accusa completamente infondata, mi sono fatto portare in camera un caffè e un cornetto mentre lavoravo con l'iPad") oppure la cena inventata con l'ambasciatore del Vietnam ("Gli telefonerò per scusarmi, quel giorno l'ultimo appuntamento in agenda era proprio con lui..."). E l'assicurazione anti-rischi da amministratore stipulata prima di dimettersi? "Mai stipulata. Adir nelle settimane scorse mi ha inviato un modulo per aderire ad una loro offerta in questo senso. L'ho compilato poi ho deciso di non procedere con la richiesta, l'ho fermata e non ho pagato la polizza".

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