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Mafia Capitale, via al maxi-processo. I pizzini di Buzzi dal carcere: "Trame nel Pd, colpito io per affondare Bersani"

Giulio Bucchi
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Il maxi-processo a Mafia Capitale è partito senza i due protagonisti più attesi, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Il boss ex terrorista nero e il capo delle Coop rosse capitoline, assenti fisicamente nell'aula Occorsio del Tribunale di Roma, sono stati però sulla bocca di tutti. E mentre l'avvocato di Carminati, in carcere a Parma in regime di 41 Bis, ha annunciato che il suo assistito "parlerà", Buzzi era nella sua cella di Tolmezzo ed è intervenuto in videoconferenza. I "pizzini" di Buzzi - Nel frattempo, però, i suoi "pizzini" dal carcere friulano saranno mostrati da Corrado Formigli a Piazzapulita e rischiano di creare nuovi imbarazzi in un Pd romano uscito con le ossa rotte dall'inchiesta (e con alcuni esponenti di spicco sotto processo) che ha visto nella Coop 29 giugno di Buzzi proprio una delle chiavi di volta della corruzione nella Capitale. Si tratta di una lettera inviata da Buzzi a Formigli e di altri documenti "intercettati" dal giornalista Luca Ferrari. "Della nostra inchiesta ci sono molte cose che non mi tornano - scrive l'imprenditore -. Perché tutto questo accanimento su di noi della 29 giugno? Siamo stati sui giornali per 20 giorni, ovviamente i giornalisti sono stati ispirati, ma perché? Io credo sia una roba interna al Pd, non al livello nazionale, ma a livello più basso, direi regionale". Ancora: "Allora tramite Carminati si vuole arrivare ad Alemanno (per cui pm ha chiesto formalmente il rinvio a giudizio, ma "solo" per corruzione e finanziamento illecito ai partiti e non per associazione mafiosa, ndr), e questo è chiaro, ma tramite noi si vuole arrivare ad una parte precisa del Pd. Nella rete rimane impigliata la 29 Giugno, cooperativa vicina al Pd, all'area politica di Bersani, quindi si colpisce la 29 Giugno per dare una botta al Pd e così bilanciare l'inchiesta, ma al Pd a trazione Bersani".  Via allo show in Tribunale - In Aula si è partiti con il rituale appello degli imputati da parte del presidente della decima sezione penale del tribunale Rosanna Ianniello. Sotto processo l'associazione di stampo mafioso che ha operato a Roma e nel Lazio fino allo scorso anno corrompendo pubblici funzionari, amministratori di società ed esponenti politici puntando ad alterare e ad aggiudicarsi appalti per centinaia di milioni di euro. Il tutto attraverso la forza di intimidazione che derivava dal vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di omertà imposto, secondo l'accusa, da Carminati e Buzzi. L'avvocato del primo, Bruno Giosuè Naso, annuncia: "Farò parlare Massimo Carminati, stavolta è intenzionato a difendersi in modo diverso dal solito perché vuole chiarire un sacco di cose e credetemi... lo farà sicuramente". Il legale  aggiunge: "Di tutta questa storia, a Carminati ha dato particolarmente fastidio il fatto che il suo nome sia stato accostato alle parole mafia e droga. Con la mafia non c'entra proprio nulla e la droga gli fa veramente schifo. E non parliamo delle armi che non sono mai state trovate". Presenti in aula invece l'imprenditore Daniele Pulcini e Luca Odevaine, che ha manifestato la volontà di collaborare ed ha ottenuto due giorni fa gli arresti domiciliari dopo undici mesi trascorsi in carcere. E Odevaine, stretto collaboratore dell'ex sindaco Walter Veltroni, oggi ai cronisti ha detto: "Ho fatto degli errori ma ho ammesso le mie responsabilità. Rimango sempre dalla parte delle istituzioni, per questo ho deciso di collaborare". Il dibattimento si annuncia lungo e complesso: 46 imputati, in buona parte detenuti (tra carcere e arresti domiciliari), centinaia di testimoni da convocare, migliaia le intercettazioni di cui sarà chiesta la trascrizione, 3-4 udienze a settimana già calendarizzate almeno fino al prossimo luglio. Tra le molte istanze di costituzione di parte civile, quella del Campidoglio, firmata dal neo commissario Tronca.

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