Jannacci: "Vengo anch'io da Cl
Cerco la carezza di Gesù"
Riportiamo di seguito l'intervistaa Enzo Jannacci pubblicata oggi in home page sul sito ilsussidiario.net (http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=35794).Jannacci si esibirà questa sera alle 21.45 al Meeting di Cl, nell'area Fiera diRimini. Enzo Jannacci è in viaggioverso il Meeting di Rimini. Ci risponde al telefono dalla sua macchina,lamentandosi dei dolori alla schiena e degli acciacchi della sua età,ipotizzando improbabili fanghi a Ischia. Enzo è così, inizia a parlare dellasua nipotina e i dolori sembrano già svanire. Caro Enzo, in una tua intervista diqualche tempo fa al Corriere sul caso Eluana invocasti «la carezza delNazareno». Volevo chiederti: ti sei reso conto che con quella espressione cosìumana, mentre gli schieramenti si fronteggiavano, hai commosso tutti? Perchéhai potuto dire una cosa del genere? «L'ho detto perché “la carezza del Nazareno” la vedo su tante persone esu di me. Non pensavo che quell'intervista avesse tanto risalto, però, per unoschivo come me, vedere i cenni di approvazione della gente quando si va inedicola, colpisce. Sai che non vivo per piacere alla gente, anche se mi rendecontento. Mi chiedevo: cos'ho detto? cosa è successo? Ci ho pensato,probabilmente ha colpito perché adesso è diffuso l'orgoglio dell'indifferenza,della vergogna. Hai voglia a dire oggi “Ama il prossimo tuo come te stesso”,già se dici “Ama il prossimo tuo” si arriva al panico». Tu sei un artista, ma non solo unartista, sei un medico che ha passato metà della sua vita a contatto con imalati. Da un medico però non ti aspetti che parli di “carezza”, ti aspettialtre cose… «Sai quante volte si dà una carezza a un malato in coma sperando cheesca. Sai come si dice in mare: prima di tutto salvare la vita. Quando salviuna vita è come se avessi salvato il mondo, vale più di tutte le emozionipossibili e immaginabili e questo è quello che ha fatto il Nazareno. La carezzaè la cosa più corporale, più vicina». Come mai, secondo te, oggi sialzano gli scudi ed è così difficile parlare del malato come persona carica dimistero e del suo desiderio di questa carezza? «Il fatto è che molta gente ha sbagliato mestiere e ha sbagliato vita.Alzare le barriere significa guardare, ma poi girarsi dall'altra parte.Combattere chi è uguale a te quando non sai più chi sei tu e diventare ciò chefa più comodo. Ha sbagliato la genetica (se mi sente Veronesi…) secondo cui semi schianto contro un muro era scritto nel codice genetico. Forse c'è undisegno, senza dubbio positivo, da millenni, da prima che arrivasse Lui. E ilPadre Suo li lascia fare, anzi… ci lascia fare, parlo anche di me. A mio figliochiedo sempre: come mi trovi? Lui mi dice che mi vede più lento (grazie tante,ho 70 anni), ma dice anche che ora sono diverso. Forse anche perché è arrivataquella matta della mia nipotina: ha già un tale temperamento artistico… sfido,è figlia e nipote di comici e musicisti». Con che sentimento stai arrivandoal Meeting? Mi ricordo quando venne il tuo amico Giorgio Gaber e la suacuriosità verso questo mondo, che qualcuno inscatola frettolosamente. Anche tusei curioso? Con che sentimento vieni? «Certo che sono curioso, sono interessato a vedere il tipo di reazione,ma le cose che dico sono le stesse da più di 40 anni. Ma com'è che funziona?Guarda che vengo a cantare, non son capace di parlare». Ti preoccupa quello che diranno poidi te? «Non me ne frega niente. Fin dall'inizio ero vicino a Dio, al Nazarenoe a quella carezza che è venuto fuori un po' per volta. Il resto mi interessarelativamente». Tra l'altro le tue canzoni sonopiene di queste cose... «Dico le stesse cose da quarant'anni. Se serve ho qui l'archivio: Elportava i scarp del tennis, Vincenzina e la fabbrica, Faceva il palo, El meindiriss…». Massimo Bernadrini