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In Iraq continua lo scempio

dei siti archeologici

Carlotta Clerici
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Nelcuore dell'Iraq, sotto la polvere e l'argilla, sono sepolti i tesori e lastoria della cultura occidentale. Eppure, dall'invasione del 2003, oltre aldramma della guerra, l'immensa eredità culturale dell'Iraq ha subito un saccheggioa dir poco ‘barbarico'. Negli ultimi due anni, poi, la depredazione è stata cosìscellerata da ridurre, a livello visivo, il suolo dell'antica Mesopotamia a unaspecie di gruviera. Si tratta di una razzia incontrollabile, talmente fuoricontrollo da permettere che alcuni dei manufatti finiscano, addirittura, invendita su Ebay per meno di 100 dollari. Basta una piccola ricerca nel sito di asteonline per trovare, senza particolari difficoltà, alcune tavolette con incisele gesta eroiche di Gilgamesh. Eppure, nessuno sta muovendo un dito per fermarequesto sciacallaggio. Senza che nessuno intervenga, si distruggono i sitiarcheologici dove sono state erette le prime città, si cancellano dalla memoriacollettiva i luoghi dove l'uomo ha scrutato per la prima volta il cielo e dove hacigolato la prima ruota. Si annichilisce in maniera indelebile lo spazio dove nascevanola legge, i numeri e le prime forme di scrittura. E la cosa peggiore è che nonsi tratta di un ‘segreto' ma di una situazione che, già da diversi anni, è sottoagli occhi di tutti. “Catastrofeincontrollabile” - Già nel 2005, infatti, dopo un sopralluogo nel sitoarcheologico di Babilonia, il responsabile per l'istituzione culturalebritannica dell'antico e vicino oriente, John Curtis, denunciava la drammaticadevastazione artistico-culturale del paese. Secondo la ricostruzione di Curtis,in questi sei anni, la coalizione ha usato un sito tra i più antichi e preziosidel mondo come base militare, devastando il lastricato vecchio di 2000 anni conil passaggio dei mezzi pesanti. Lo studioso aveva, inoltre, già denunciatol'utilizzo dei frammenti preziosi da parte dei soldati per riempire i sacchi disabbia e l'uso improprio di alcune pietre, sfruttate per rinforzare le barrieredi sicurezza dell'accampamento militare. Da quel soppraluogo poi, la situazionein Iraq  non solo non è migliorata ma è talmentepeggiorata che persino diverse aree del sito di Babilonia sono state ricopertedi ghiaia e di terra, cancellando per sempre ogni futura possibilità d'indagineagli studiosi e agli esperti. “Continuo a trovare incredibile il fatto chetutto questo sia potuto accadere”, afferma, con grande sconforto, ClemensReichel, archeologo e professore di civiltà mesopotamiche all'università diToronto. “Da quando è iniziata la guerra il mio lavoro come archeologo in queisiti è cambiato per sempre e la portata di questa catastrofe non potrà nemmeno essereridimensionata”. Ilmercato nero delle opere d'arte - Il passaggio dei soldati ha anche agevolatol'opera di ladri e ricettatori di opere d'arte. Infatti, sono migliaia ireperti, come tavolette con iscrizioni cuneiformi, sigilli, fregi, statue e ornamenti,inseriti illegalmente nei mercati dell'antiquariato di contrabbando di Londra,Ginevra e New York. Dalla caduta del regime di Saddam poi anche il museo diBaghdad ha subito un saccheggio devastante. “Il museo di Baghdad era un polod'eccellenza – sostiene Mario Fales, professore di storia del vicino orienteantico all'università di Udine –  e la coalizione è arrivata senza unapreparazione specifica rispetto a quello che avrebbero trovato”. E aggiunge “InIraq c'era la capacità e la competenza per fare un buon lavoro diconservazione, ma non è stato fatto e non viene fatto tuttora, con una media di1000 reperti che scompaiono ogni giorno”. Del resto, se non ci si affretterà adintervenire attivamente per salvare il patrimonio culturale dell'Iraq, laperdita di queste preziose testimonianze toglierà per sempre ai ricercatori lapossibilità di ricostruire, con esattezza, il mosaico intricato della storiadel pensiero umano, dell'arte e della civiltà occidentale.   CarlottaClerici

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