La Francia celebra Ionesco
Ma la Romania si risente
Parigi celebra Eugene Ionesco a cent'anni dalla nascita con una mostra alla Biblioteca nazionale di Francia, colloqui, libri, spettacoli teatrali, mentre in Romania, a Slatina, dove nacque il 26 novembre 1909, infuria la polemica: scrittore francese nato in Romania, o scrittore romeno di lingua francese? Eugene Ionesco o Eugen Ionescu? Il commediografo deve essere considerato francese, come sostiene la sua unica figlia Marie-France, che si oppone alle celebrazioni del centenario in Romania, o romeno come rivendica il mondo romeno del teatro? «Sua madre era francese, e la patria di un autore è la sua lingua, tutto il suo teatro è scritto in francese», dichiara Marie-France, che - secondo quanto dice il presidente dell'Unione scrittori e ambasciatore di Romania presso l'Unesco, Nicolae Manolescu - per dare il consenso a che un'opera del drammaturgo sia rappresentata in Romania, pretende che non si dica che il padre era romeno e che il suo nome sia scritto in francese. Il critico letterario Dan C. Mihailescu e il ministro della cultura Teodor Paleologu insistono: l'impronta romena dello spirito di Ionesco è imprescindibile, l'autore scherzava in romeno, era ortodosso. La polemica nulla toglie allo spessore dello scrittore divenuto nel 1970 «immortale», cioé accademico di Francia a dispetto di quei giornalisti francesi, che all'inizio della sua carriera gli dettero del mistificatore (Le Figaro), senza stile (Le Monde) , arcaico (Paris-Journal). La cantatrice calva nel 1950 consacra definitivamente il drammaturgo, una antipièce che provoca scandalo, senza regole, senza personaggi, senza senso, solo derisione, giochi di parole. Un teatro strano - nato dalla guerra e dalla Shoah - che disorienta la critica, tanto che Ionesco viene battezzato padre del teatro dell'assurdo. La lunga marcia verso l'immortalità dello scrittore - messo al bando dalla sinistra intellettuale francese per le sue posizioni violentemente anticomuniste, mentre all'estero era considerato un autore resistente - è narrata nella mostra alla Biblioteca di Francia, arricchita dai fondi Ionesco donati dalla figlia e dagli archivi audiovisivi dell'Ina, una miniera di interviste, ritratti, dibattiti sulle sue opere. In uno spazio ingombro di cartoni il visitatore segue un percorso labirintico, dove come i sassolini di Pollicino il cammino è segnato da foto, manoscritti, plastici di teatro, costumi, oggetti personali, tra cui una collezione di rinoceronti ricevuti in regalo per Il Rinoceronte, messo in scena all'Odeon di Parigi da e con Jean-Louis Barrault e al Royal Court di Londra da Orson Welles con Laurence Olivier. L'opera è una critica del conformismo e del totalitarismo, ispirata dall'esperienza romena, dalla storia recente dell'Europa, oltre che dal comportamento del padre - opportunista politico - che si schiero sempre dalla parte del potere, che fosse liberale, fascista, nazista o comunista. La collezione, prestata da Marie-France, è solo una piccola parte della tribù di rinoceronti che troneggiano nell'appartamento a boulevard Montparnasse, dove ancora vive la figlia, che per la prima volta ne ha aperto le porte, di recente, a Le Magazine Litteraire. La mostra «Eugene Ionesco-1909/1994» è aperta fino al 3 gennaio 2010.