Moggi, la confessione terremoto: "Calciopoli? Vi dico cosa sta succedendo in Serie A oggi"
Siamo tornati al tempo di calciopoli quando la Juventus vinceva in Italia, in Europa e nel mondo. La Juve aveva 11 milioni di tifosi sparsi nel mondo, ma pochi nei media, ne aveva però altrettanti contro, tanti nel mondo dell'informazione. Morti Gianni, Umberto Agnelli e l'avvocato Chiusano, rimasta senza protezione in un mondo in cui la parola «scrupolo» è sconosciuta ai più, i tifosi di altra fede e non solo riuscirono ad inventare di tutto e di più. Caricando così sulle spalle della Juve tutte le malefatte immaginabili, quelle magari compiute dalle loro società. Trovarono anche un caprio espiatorio che a quel tempo stava conducendo, assieme a Bettega e Giraudo, la Juve sul tetto del mondo: il sottoscritto. Prova lampante di questo è il risultato della querela intentata nei miei confronti da Gianfelice Facchetti: le motivazioni di quel processo dicono che il presidente Facchetti faceva lobbing con gli arbitri, eppure gli oppositori riuscirono a far credere il contrario e siccome le bugie ripetute diventano poi realtà, divenimmo zimbelli di mezza Italia. Si arrivò alla squalifica seguendo il «sentimento popolare»: furono queste le parole pronunciate dal professor Serio, membro di quel tribunale sportivo. Disse un giorno il presidente del Coni Petrucci: «In ogni sport chi vince e continua a vincere non è utile alla causa di quello sport stesso». E noi «purtroppo»... vincevamo talmente tanto da arrivare sul tetto del mondo. L'avvocato della Signora, Zaccone, addirittura chiese e ottenne la retrocessione in B. Da quel momento si fermò il calcio italiano, orfano della squadra che meglio di altre sapeva leggere i budget e dirigere l'area sportiva. Furono anni terribili per la Juve, i giocatori migliori furono ceduti, altri se ne andarono, la squadra diventò d'incanto simpatica a tutti, Petrucci e media compresi. Addirittura il portavoce della Fiat ebbe a dichiarare «Non vincendo i bianconeri riusciamo a vendere più macchine». Poi la società, superato il triste momento dei Cobolli e Blanc, grazie alla sagacia di Andrea Agnelli e Beppe Marotta è tornata a galla, ma ora che è in lotta per vincere il 5° scudetto di fila è curiosamente tornata antipatica. Adesso, come allora, il più tranquillo degli oppositori dice che la Juve «ruba»: proprio come nel 2006. La tattica è sempre la stessa, fare pressione sugli arbitri cosicché non sbaglino a favore dei bianconeri. La loro direzione sarà giudicata positiva solo se daranno contro alla Signora, guai invece per il contrario. Nessuno ha messo all'indice l'arbitro Eriksson per i torti alla Juve in Champions, tutti hanno condannato Rizzoli per i fatti del derby che i bianconeri hanno vinto dall'alto di una superiorità indiscussa. Fatta eccezione, bisogna dirlo per amor di verità, per Liguori e Giordano che hanno preferito... imbavagliarsi! Un esempio persistente di malalingua ad esempio è l'allenatore Simoni, regolarmente protagonista quando la Juve incontra l'Inter. Leggete cosa scrive la rosea: «Il 31 agosto 1997 si gioca la prima di campionato Inter-Brescia, a 18' dalla fine la partita ancorata sullo 0-0, Simoni fa entrare Recoba e l'Inter vince con due gol del Chino». In quel preciso momento l'allenatore nerazzurro sapeva di fare cosa irregolare facendo giocare un atleta il cui passaporto era stato falsificato. Per questo fatto fu condannato l'allora dg nerazzurro, eppure Simoni continua a parlare... Giudicate voi amici lettori. Auguri a tutti di Buona Pasqua. di Luciano Moggi