Sanita': infermiere professione in ascesa, piace e 90% trova lavoro subito
Salute
Bologna, 22 mar. (Adnkronos Salute) ? Una professione utile, che piace sempre di più agli italiani e garantisce un lavoro. Cresce l?appeal del camice da infermiere: quasi l'85% degli italiani incoraggerebbe un figlio o un amico ad iscriversi ad un corso di laurea in scienze infermieristiche. Una buona scelta sia per l'aiuto che si può offrire agli altri sia per la possibilità di trovare lavoro: 9 laureati su 10 trovano una collocazione entro un anno dalla laurea. E le previsioni per il futuro sono incoraggianti visto che entro il 2020 serviranno 266 mila professionisti. Sono i principali risultati di una ricerca realizzata dal Censis e promossa dalla Federazione Nazionale collegi infermieri (Ipasvi) presentata oggi a Bologna, per l'apertura del congresso nazionale Ipasvi. Oltre 8 italiani su 10, dunque, ritengono la professione una buona scelta. Il 76,6% per l?alto valore sociale della professione, perché dà aiuto agli altri. Il 47% perché garantisce un titolo di studio che consente di trovare facilmente lavoro. Vogliono fare l?infermiere sempre di più i liceali (tra le matricole di Scienze infermieristiche erano il 29% del totale nel 2003-2004, sono diventati il 46% nel 2009-2010), i maturati con un voto alto (nel 2003-2004 quelli con un voto alla maturità superiore a 90 erano l?11,8% delle matricole, sono diventati quasi il 13% nel 2009-2010), i giovani per i quali il corso di studi in Scienze infermieristiche rappresenta la prima scelta (erano il 46% delle matricole nel 2003-2004, sono diventati il 59% nel 2009-2010). Ad attrarre, ovviamente, la possibilità di lavorare da subito. E nella sanità del futuro le opportunità occupazionali saranno ancora migliori. Si stimano in 266mila unità in più gli infermieri di cui l?Italia avrà bisogno nel 2020 rispetto agli attuali 391mila (ipotizzando un rapporto infermieri/popolazione pari al benchmark olandese di 1.051 ogni 100mila abitanti). Sulla necessità di aumentare il numero di infermieri c?è un ampio consenso sociale: il 68,5% dei cittadini ritiene che attualmente nel nostro Paese ce ne siano pochi e che bisogna aumentarne il numero. Non piace però il limite di accesso ai corsi di laurea. Il 61,3% degli italiani considera un errore il numero chiuso per la facoltà di Scienze infermieristiche. Quasi il 32% perché c?è bisogno di avere più infermieri nel futuro e in questo modo l?Italia rischia di non averli. Per il 29,7% perché la selezione dovrebbe basarsi sulla capacità degli studenti di andare avanti nel percorso di studi. Meno del 40% degli italiani, invece, si dichiara favorevole al numero chiuso. Di questi, il 29,3% lo considera un buon modo per selezionare gli studenti e il 9,4% lo valuta positivamente anche se ritiene che occorrerebbe ampliare il numero dei posti disponibili. Il numero chiuso rende inevitabile il ricorso a infermieri stranieri: c?è già stato un boom nel periodo 2007-2010, con un incremento del 25% (+8mila unità). In generale l?infermiere piace agli italiani. Il 75,2% degli italiani che hanno avuto rapporti diretti o indiretti, tramite i familiari, con gli infermieri valuta come ottima o buona l?attività da loro svolta. Molto apprezzate sono le capacità tecnico-professionali (dal 55,6%), la capacità di relazionarsi con i pazienti e i familiari (51,2%), la cortesia e la gentilezza (44,7%). Del resto, le cose più importanti che si aspettano da un infermiere, quando entrano in relazione con lui nei diversi contesti sanitari, sono la capacità di creare un buon clima relazionale e l?attenzione agli aspetti psicologici e umani (per il 66%), un ottimo livello tecnico-professionale (62,3%), la capacità di dare spiegazioni sulla diagnosi e la terapia (25,5%). Nella sanità del futuro, fatta più di prevenzione e di presidi sul territorio, secondo il 90% degli italiani quella dell?infermiere sarà una professione importante, che giocherà un ruolo rilevante. Già oggi gli infermieri possono dare un contributo al miglioramento della sanità. Il 48,5% degli italiani è d?accordo con la possibilità che i casi meno gravi che arrivano in Pronto soccorso, i cosiddetti 'codici bianchi', vengano trattati dagli infermieri, nel rispetto delle linee guida indicate dai medici, in modo da smaltire le file di attesa senza abbassare la qualità del servizio.