Lazio: vivere dopo l'ictus è una ‘missione possibile'
Con l'ictus si rimane invalidi tutta la vita. Le cure in urgenza permettono di salvare molte vite, ma il rischio è quello di avere molte persone che, una volta concluso il percorso di riabilitazione in ospedale, devono essere seguite anche a casa per ridurre il rischio di recidive e trattare al meglio eventuali complicazioni. La Regione Lazio, prima in Italia, diventa protagonista di un percorso che va oltre la semplice assistenza nelle strutture, ma permette di coniugare appropriatezza ed efficacia anche nel monitoraggio sul territorio dei malati, grazie all'adozione di un Pacchetto Ambulatoriale Complesso (P.A.C.), messo a punto per facilitare l'accesso alle cure mediante la presa incarico del paziente sulla base di un insieme di verifiche diagnostiche che consentono di identificare precocemente, e meglio contrastare,le complicanze che seguono le malattie cerebrovascolari. Come ha rilevato anche Nicola Zingaretti, Presidente della Giunta Regionale del Lazio,quello che ha portato all'adozione del P.A.C. è stato un grande lavoro del Servizio sanitario Regionale che potrà produrre risposte importanti per fronteggiare un problema sanitario particolarmente complesso. Mediamente, tra il 5 e l'8 per cento dei pazienti che sono stati colpiti da ictus sviluppa una recidiva nel primo anno dopo l'evento. Ma non basta: spesso le complicazioni si manifestano in modo subdolo con un certo ritardo rispetto all'evento acuto: dolori, spasticità, incontinenza, limiti nella motilità, compromissione della capacità cognitiva e altro ancora possono compromettere progressivamente non solo il recupero, ma anche la qualità di vita del paziente e dei suoi familiari. Ecco perché è di fondamentale importanza identificare precocemente la possibile insorgenza di questi danni generati dall'ictus cerebrale, così da contrastarli o contenerli più efficacemente. In questa direzione si è mossa con lungimiranza la Regione Lazio che ha varato – esempio ancora isolato e d'avanguardia nel panorama nazionale – un Pacchetto Ambulatoriale Complesso che prevede una serie organica di interventi di tipo multidisciplinare e multi professionale, molto utile per la tempestiva presa in carico del paziente da parte dello specialista. Un approccio organizzativo, questo, capace non solo di produrre importanti risultati sul piano della risposta sanitaria, ma anche su quello del contenimento dei costi diretti e indiretti. «La vita da invalidi costa cara, sia alla sanità sia alle famiglie – ha sottolineato Paolo Binelli, presidente dell'Associazione per la Lotta all'IctusCerebrale A.L.I.Ce. Italia Onlus – per questo è importante prevenire le complicanze come, ad esempio, la spasticità e le recidive». «Oggi, l'identificazione del danno da ictus cerebrale è ancora più agevole che in passato – ha rilevato Stefano Paolucci, segretario della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (S.I.R.N.) – anche perché, di recente, il Global Stroke Community Advisory Panel che fa capo alla World Stroke Organization (W.S.O.), ha messo a punto la Post-Stroke Checklist (PSC). Si tratta di un semplice questionario in undici punti che consente a pazienti, medici e fisioterapisti di identificare e trattare al meglio, con l'eventuale ricorso allo specialista, le complicazioni a lungo termine che potrebbero colpire i pazienti sopravvissuti all'ictus, orientandoli verso le figure mediche e i trattamenti terapeutici più appropriati e migliorandone così la qualità della vita. La PSC è quindi un validissimo aiuto, di grande affidabilità scientifica, per mettere a disposizione dei medici, e in particolare di quelli di medicina generale, nuovi strumenti standardizzati per il monitoraggio del malato anche fuori dall'ambito strettamente specialistico». La W.S.O. è l'organizzazione leader a livello mondiale nella lotta contro l'ictus e ha la missione di ridurre il peso globale dell'ictus attraverso la prevenzione, il trattamento e l'assistenza a lungo termine. «Come associazione per la lotta all'ictus cerebrale, riteniamo della massima importanza che l'approccio metodologico della Regione Lazio sia adottato anche dai servizi sanitari delle altre Regioni italiane – ha aggiunto Paolo Binelli – un fatto che rappresenterebbe un grande progresso verso una gestione più efficiente di un tema sanitario di primaria grandezza. Per comprendere la dimensione e l'importanza dell'ictus in Italia bastano poche cifre: ogni anno se ne verificano circa 200mila nuovi casi, i decessi nel primo anno dall'evento sono poco meno del 30 per cento, il 37 per cento sopravvive con deficit invalidanti, la spasticità varia dal 17 al 38 per cento, mentre circa il 30 per cento sopravvive tornando alla normalità». (LARA LUCIANO)