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De Lorenzo: “uguale trattamentoper i malati di cancro nei paesi UE”

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Maria Rita Montebelli
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Il presidente della European Cancer Patient Coalition (ECPC) Francesco De Lorenzo, a conclusione della conferenza stampa allo European Cancer Congress (ECC 2015) in corso a Vienna, è a dir poco raggiante: “Abbiamo ottenuto un successo importantissimo: lo Steering Committee of Cancer Control della Commissione Europea ha deciso che finalmente si farà un position paper sull'ineguaglianza nei trattamenti ai pazienti tra i diversi paesi europei”. Gli fa eco Mark Lawler, professore della European Cancer Concord and Queen's University di Belfast: "E inaccettabile che per ogni ‘Elsa' in Svezia con l'86% di possibilità di sopravvivenza dopo il trattamento per il cancro al seno esista dall'altra parte Mar Baltico, in Lituania, una possibilità di sopravvivenza di ‘Elze' che precipita al 66%. O che un ‘Luca' in Italia abbia una probabilità di quasi il 90% di sopravvivenza a 5 anni dopo la diagnosi di cancro alla prostata, mentre un ‘Luka' a pochi chilometri di distanza dall'altra parte dell'Adriatico in Croazia abbia il 71% di possibilità di sopravvivenza, sempre a 5 anni”. Secondo De Lorenzo "il cancro non ha confini e la ECPC in nome e in difesa dei suoi pazienti vuole far luce sulle risposte politiche che possono essere date per superare questa situazione". E il documento evidenza una serie di dati a dir poco ‘scioccanti' che raccontano le disparità in tutta Europa. Qualche altro esempio: in Polonia la mortalità per cancro al polmone è all'83% mentre la media UE è di 56,4%; in Romania il tasso di mortalità per cancro del collo dell'utero è del 14,2%, a fronte di una media europea del 3,7%. E queste disuguaglianze non si limitano all'Europa dell'Est. Il Regno Unito e la Danimarca hanno tassi di sopravvivenza significativamente più poveri, in particolare per polmone, colon-retto e cancro ovarico, se confrontati con la Norvegia e la Svezia, mentre molti paesi europei hanno insufficiente capacità di fornire servizi ottimali di radioterapia. Che fare allora? Le soluzioni proposte nel documento includono l'emissione di linee guida sulla capacità ottimale di radioterapia, il fornire ai pazienti dati di attività oncologia chirurgica ‘precisi' per consentir loro di prendere decisioni informate o ancora  privilegiare la scelta di centri ospedalieri accreditati per la terapia del cancro. Solo per citare qualche esempio, nella consapevolezza che oramai nei 17 paesi dell'Unione Europea il cancro ha superato le malattie cardiovascolari come principale causa di morte prematura: nel solo 2012 in Europa ci sono stati 3,75 milioni di nuovi casi di cancro, con 1,75 milioni di decessi, pari a una morte per cancro ogni 20 secondi. “Non si può più dilazionare l'assunzione di decisioni che affrontino il problema dell'aumento della spesa per adeguarla alle crescenti esigenze determinate dell'invecchiamento della popolazione, altrimenti entro il 2050 dovremo affrontare un'epidemia di proporzioni tali che in alcuni paesi, un cittadino europeo muore di cancro ogni 5 secondi – ha ammonito il presidente del gruppo di lavoro Mark Lawler – non possiamo più tollerare queste disparità. Il momento di agire è ora". (ANDREA SERMONTI)

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