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Come si può arrestare l'epidemia di miopia?

Maria Rita Montebelli
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E' uno dei temi al centro del Congresso internazionale di chirurgia della cataratta e della refrattiva' organizzato dal professor Lucio Buratto e che domani e sabato vedrà centinaia di oculisti provenienti da tutto il mondo per confrontarsi sulle ultime novità della medicina in questo campo. E sul tema della miopia l'allarme è stato lanciato proprio in questi giorni dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha definito ‘un'epidemia inarrestabile' la grave diffusione di questa patologia in tutto il mondo e ha riunito un gruppo di esperti per analizzare i dati allarmanti e preparare immediatamente nuove linee guida per arginare ‘l'epidemia' che sta trasformandosi in una pandemia. Si prevede infatti che nel prossimo decennio il numero delle persone miopi salirà a circa 2,5 miliardi nel mondo. E come è noto la miopia elevata aumenta il rischio di problemi oculari come il distacco di retina, il glaucoma e la degenerazione maculare. Cina e Stati Uniti i più miopi. Negli ultimi decenni in tutti i paesi del mondo la miopia è senza dubbio il difetto refrattivo che ha subito il più cospicuo incremento del numero di casi all'anno rispetto agli altri difetti visivi (ipermetropia ed astigmatismo). Si stima una prevalenza del 35% tra tutti i giovani adulti degli Stati Uniti con un incremento del 70% circa, negli ultimi 30 anni. Nella popolazione asiatica la percentuale di miopi è ancora più elevata e arriva al 40% dei bambini cinesi di 9 anni di Singapore, fino al 60% degli adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni nei paesi della Cina rurale. Su uno studio svolto su 4.700 ragazzi di Pechino, l'80% è risultato affetto da miopia. Cifre simili si hanno in Singapore e Taiwan. A Seoul, uno studio su 24.000 ragazzi fatto nel 2012 ha rilevato che praticamente tutti erano miopi. Ricercatori della Sun Yat-sen University nella città cinese di Guangzou, hanno condotto alcuni studi su animali ed hanno formulato una teoria affascinante: la luce negli occhi colpisce un neurotrasmettitore chiamato dopamina che rilascia sostanze che prevengono l'allungamento dell'occhio, allungamento che causa appunto la miopia. Perciò per affrontare il problema tra le prime indicazioni è quella di stare più tempo all'aria aperta, sotto la luce del sole, per prevenire la miopia. A  questo scopo, in una scuola di Yangjiang, è stata realizzata una classe particolare, i cui muri sono realizzati in plastica semitrasparente, per far entrare la luce. Anche l'Europa colpita dall'epidemia. I Paesi europei e tra essi anche l'Italia sembravano essere solo parzialmente toccati da questo fenomeno; ma oggi un grande studio effettuato dall'European Eye Epidemiology (E3) Consortium mostra che anche da noi la prevalenza di miopia raggiunge e supera ormai il 30%. La metanalisi effettuata su trentatré studi su circa 124.000 persone ha effettuato una valutazione della refrazione oculare in alcune popolazioni europee, nel periodo compreso tra il 1990 ed il 2013. Le analisi per categorie di età hanno rivelato una elevata prevalenza nei giovani adulti (48% nei soggetti di età 25-29 anni). Un incremento maggiore è stato riscontrato nei soggetti nati tra il 1910 ed il 1939 rispetto a quelli nati tra il 1940 e il 1979. L'incremento sembra, almeno in parte, legato alla durata del ciclo di studi (quindi allo sforzo della lettura): infatti tra le persone che avevano completato solo il ciclo primario la prevalenza standardizzata per età era del 25%, tra quelle che avevano frequentato anche il ciclo secondario era pari al 30% e infine, tra coloro che avevano aggiunto studi superiori, come i corsi di laurea, era pari al 37%. Le cause della epidemia.  La distribuzione universale dell'aumentata incidenza e prevalenza della miopia nei giovani di tutto il mondo ha fatto insorgere l'esigenza di capire quali fattori ambientali, sociali e comportamentali abbiano il peso maggiore nel determinare questa ascesa e quali e quanti di essi possono essere modificati al fine di rallentarne la progressione. Nell'ambito della genetica alcuni ricercatori hanno individuato circa 25 geni che sono correlati allo sviluppo della miopia, alcuni di questi sono strettamente legati allo sviluppo delle forme di miopia più elevata che maggiormente si accompagnano ad un aumentato rischio di sviluppare conseguenze patologiche gravi quali il distacco di retina, la neovascolarizzazione subfoveale, il foro maculare e la schisi retinica. Pertanto si potrebbe concludere che l'ambiente e le abitudini di vita che in questo ultimo decennio hanno subito importanti mutazioni abbiano contribuito direttamente a far accrescere la diffusione della miopia, questi fattori agiscono sul corredo genetico di ogni individuo e sono in grado di condizionarne lo sviluppo e l'evoluzione. Il livello di istruzione: un rischio grave? Uno dei fattori di rischio più forti e più replicati è il livello di istruzione e ci sono alcune prove di interazione tra fattori genetici e l'educazione che influenzano il rischio di miopia. L'aumento dei livelli di maggiore istruzione potrebbe essere un fattore causale, o un marker di un fattore causale, per l'aumento della prevalenza della miopia. L'uso sempre maggiore di strumenti che richiedano ai giovani di applicarsi per tempi più prolungati nella lettura e nello sguardo da vicino a discapito delle attività svolte all'aperto appare essere una delle ragioni che hanno influito e condizionato questo trend ascendente di casi di giovani ed adolescenti miopi. La miopia è stata associata quindi con l'istruzione, il lavoro da vicino, l'urbanizzazione, i fattori prenatali, stato socio-economico, la capacità cognitiva, la stagione di nascita, la luce, e il tempo trascorso all'aperto e anche l'uso sempre più diffuso di tablet, smartphone e altri gadget di nuova generazione. Tuttavia la prevalenza della miopia non è pienamente spiegato con l'aumento dei livelli di istruzione superiore, nonostante il raggiungimento di un livello di istruzione più elevato sia associato con la miopia e stia diventando sempre più diffuso in Europa. Certo, c'è stato un aumento di miopia nei soggetti nati dopo il 1950, ma è difficile affermare con certezza quale degli enormi cambiamenti avvenuti in Europa dopo la guerra potrebbe essere responsabile. Una terapia discussa. Sul piano clinico per arginare questo aumento della miopia non esistono al momento terapie valide. Una è l'uso di atropina, di cui in realtà si parla da tempo. L'atropina viene normalmente utilizzata per dilatare le pupille ma pare che riesca a contrastare il progredire della miopia. Ma usata oggi alla tipica concentrazione dell'1% l'atropina può portare a diversi effetti collaterali, come la particolare sensibilità alla luce o la difficoltà di mettere a fuoco da vicino. Alcuni studi svolti in Singapore e Taiwan, somministrando dosi inferiori di atropina, hanno dimostrato la riduzione della progressione della miopia nel 50-60% dei casi. E senza effetti collaterali. Studi più corposi partiranno a breve in Giappone e in Europa. Conseguenze sanitarie ed economiche. Le prove di crescente miopia comporta implicazioni cliniche ed economiche. L'aumento di richieste per diagnosticare e trattare la miopia, il ricorso a occhiali e lenti a contatto o più recentemente il ricorso alla chirurgia refrattiva con il laser, tutte queste cose hanno significative implicazioni nella fornitura di servizio optometrici e nella clinica oftalmica e sul servizio sanitario. Saranno necessari ulteriori servizi per trattare le complicanze più pericolose, come il distacco di retina, il glaucoma e la cataratta. La crescente prevalenza di miopia implica anche che le complicazioni non trattabili, come la maculopatia miopica, più comunemente osservata nella miopia elevata, diventeranno più comuni. Questo si tradurrà maggiori deficit visivi nelle persone di mezza età e negli anziani, compresa una buona parte della popolazione in età lavorativa, con conseguenti implicazioni economiche. La prevalenza crescente della miopia, e in particolare alti livelli negli individui più giovani, potenzialmente si tradurrà nel futuro in un costo della disabilità visiva sempre maggiore. Tutto ciò comporta implicazioni per le politiche di sanità pubblica sia nella fornitura di servizi clinici sia nelle conseguenze economiche delle risultanti disabilità visive tra la popolazione attiva. Resta quanto mai aperta la domanda se esista ancora la possibilità di cambiare il nostro futuro e il futuro dei nostri figli rallentando il progressivo incremento dell'incidenza e della prevalenza della miopia o quanto meno raggiungendo più lentamente quel preoccupante traguardo previsto ed ipotizzato di 2,5 miliardi di miopi fra 10 anni?

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