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Attacchi di emicrania'erenumab' li dimezza

Durante il trial pazienti trattati col farmaco hanno avuto almeno di probabilità di una riduzione di almeno il 50 per cento dei giorni di emicrania rispetto a quelli trattati con il placebo

Maria Rita Montebelli
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Nel linguaggio comune, ‘emicrania' è sinonimo di ‘forte mal di testa'. In realtà si tratta di una malattia neurologica molto seria caratterizzata da attacchi ricorrenti di cefalea, tipicamente di intensità da moderata a grave, di qualità pulsante, localizzazione unilaterale e associata a nausea, vomito e foto/fono/osmofobia. Sono sintomi che comportano molto dolore, quindi disabilità e peggioramento della qualità della vita, nonché un carico economico per la società, poiché ha un impatto profondo e limitante sulle capacità di un individuo di svolgere le normali attività quotidiane. Si stima che a soffrirne sia oltre il 10 per cento della popolazione mondiale, ma malgrado ciò rimane una patologia sotto-riconosciuta e quindi sotto-trattata. Buona quindi la notizia che arriva dal meeting annuale American academy of neurology (Aan) che si è svolto negli scorsi giorni a Los Angeles: Novartis ha infatti annunciato i risultati finali dello studio di fase IIIb Liberty, condotto su erenumab nei pazienti con emicrania episodica che in precedenza hanno fallito da due a quattro trattamenti preventivi, a causa della mancanza di efficacia o della presenza di effetti indesiderati intollerabili. I dati dimostrano il potenziale di erenumab come efficace opzione di trattamento preventivo per i pazienti che hanno tentato molteplici opzioni di trattamento senza beneficio, poiché è progettato per bloccare selettivamente il recettore del peptide correlato al gene della calcitonina (Cgrp), che si ritiene svolga un ruolo critico nell'attivazione dell'emicrania. “Lo studio Liberty dimostra chiaramente la capacità, da parte di un anticorpo rivolto contro il recettore del Cgrp, di ridurre in modo significativo la frequenza dell'emicrania – e il relativo onere – nei pazienti che non sono riusciti a trovare il sollievo di cui hanno bisogno con le opzioni di trattamento preventivo attualmente disponibili - ha affermato il professor Uwe Reuter, managing medical director presso la Charité Universitäts medizin - Questi dati offrono la speranza di un minor numero di giorni di emicrania anche per quelle persone che altrimenti sarebbero destinate a passare per anni da un trattamento all'altro di quelli attualmente disponibili, senza ottenerne beneficio a causa della mancanza di efficacia e di tollerabilità”. Nel corso dello studio Liberty, 246 pazienti che avevano fallito da 2 a 4 precedenti trattamenti preventivi sono stati randomizzati a ricevere iniezioni sottocutanee mensili di erenumab 140 mg o placebo per 12 settimane. I pazienti che assumevano erenumab hanno avuto quasi il triplo di probabilità di sperimentare una riduzione di almeno il 50 per cento dei giorni mensili di emicrania; rispetto al placebo, oltre il doppio dei pazienti che assumevano erenumab ha ottenuto questa riduzione. “Nello studio Liberty sono stati soddisfatti tutti gli endpoint primari e secondari. Questi dati, combinati con i risultati positivi riportati in precedenza, rafforzano ulteriormente il robusto profilo di efficacia e sicurezza di erenumab, osservato attraverso l'intero spettro dell'emicrania - ha dichiarato Danny Bar-Zohar, global head of neuroscience development presso Novartis - Novartis è impegnata nello sviluppo di nuove terapie in grado di fornire benefici terapeutici ai pazienti che continuano a soffrire a causa del fallimento delle terapie standard, e stiamo quindi lavorando per rendere disponibile il più presto possibile questa nuova target therapy”. (MATILDE SCUDERI)

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