Gelati sicuri, senza lattosio, per un'estate senza problemi
Il 68 per cento degli italiani ha difficoltà a digerire i latticini, questo tuttavia non significa dover fare rinunce. Nel frattempo uno studio italiano dimostra l'utilità dei probiotici
Vi capita spesso di soffrire di condizioni fastidiosi quali meteorismo, dolore e gonfiore addominale, diarrea, flatulenza, nausea e vomito? Potrebbe essere colpa dell'intolleranza al lattosio, una condizione talmente comune da arrivare a colpire il 68 per cento della popolazione italiana adulta. Una percentuale molto alta in cui giocano però un ruolo alcune variabili quali, ad esempio, le differenze geografiche e di ambiente; se è vero che la percentuale è pari al 75 per cento nelle regioni del Sud Italia e nelle Isole, è molto più bassa e stimata intorno al 30-35 per cento nelle regioni del Nord. Essere intolleranti al lattosio significa in pratica non riuscire a digerire del tutto o in parte il lattosio, uno zucchero naturale che si trova nel latte e nei latticini. La produzione della lattasi, l'enzima che governa la capacità di digerire il lattosio, raggiunge il suo apice alla nascita in preparazione dell'allattamento materno e si riduce dopo lo svezzamento in funzione dell'ampliamento dell'alimentazione. Ma come fare a capire se si rientra nel novero degli intolleranti? “Proprio per circoscrivere quale sia la vera intolleranza da curare, esistono delle diverse fasce di gravità determinate dalla sintomatologia e dalla risposta al Breath Test l'esame standard da proporre a chi sospetta di essere intollerante al lattosio – dichiara la dottoressa Paola Minale, allergologa dell'Associazione allergologi immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito) – Il Breath Test, in pratica, prevede la somministrazione di una soluzione con una dose nota di lattosio e la valutazione su un apparecchio della produzione di idrogeno da parte dei batteri dell'intestino. Il Breath Test è un esame attendibile che può essere fatto in ospedale o nei centri privati, ma necessita di alcune precauzioni per evitare di rendere i risultati non validi: sospendere gli antibiotici 15 giorni prima dell'esame e sospendere l'assunzione di fermenti lattici, lassativi o antidiarroici almeno 3 giorni prima”. Negli ultimi anni il mercato degli alimenti senza lattosio è aumentato notevolmente incrementando il giro di affari del 13,8 per cento solo nel 2016. Secondo il ‘Rapporto vegan' 2017, che ha incrociato dati Iri e Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), nei primi 10 mesi del 2016 i consumi di prodotti senza lattosio in Italia sono cresciuti del 14,3 per cento. Secondo l'indagine realizzata dall'osservatorio Immagino, composto da Gs1 Italy e Nielsen, l'offerta è cresciuta ma resta meno ampia rispetto a quella del ‘senza glutine'. La crescita del mercato ha certificato anche una maggiore attenzione dell'industria alimentare nell'allargare la gamma di prodotti disponibili sugli scaffali dei supermercati. In particolare, per quanto riguarda i gelati, è abbastanza diffuso l'uso di produrli utilizzando latti vegetali, come ad esempio il latte di soia o il latte di riso, naturalmente senza lattosio. “Non bisogna dimenticare infatti – conclude Minale – che alcuni gusti di gelato sono preparati senza latte e derivati, come ad esempio quelli alla frutta, ad eccezione del cocco e della banana, i sorbetti fatti con acqua ed il gelato al cioccolato extra fondente. Ma la nostra raccomandazione è quella di chiedere sempre gli ingredienti in gelateria.” Lo studio ‘Lioness–An observational study to evaluate efficacy and tolerability of oral symbiotic in patient with lactose intolerance, tutt'ora in corso e coordinato da un team di ricercatori dell'ospedale policlinico universitario San Martino di Genova e dall'istituto G. Gaslini, in collaborazione con il laboratorio di medicina molecolare, Allergy therapeutics Italia e High research, ha registrato una riduzione dei sintomi dell'intolleranza al lattosio ed una diminuzione percentuale di pazienti con il Breath test positivo, rispetto alle misurazioni iniziali. I dati preliminari dello studio mostrano come dopo un trattamento con quattro ceppi probiotici Bifidobacterium Lactis W51, Lactobacillus Acidophilus W22, Lactobacillus Plantarum W21, Lactococcus Lactis W19 e prebiotico (inulina) protratto per sei mesi, ben l'81 per cento dei pazienti, diagnosticati come intolleranti al lattosio, risultasse negativo al Breath test. (MATILDE SCUDERI)