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Impatto del robot sulla salutee il benessere nelle fabbriche

Domenico Appendino

Qual è il contributo della robotica (e dell'automazione in generale) al miglioramento delle condizioni lavorative dell'uomo nell'industria di oggi e di domani? Se n'è parlato oggi all'evento 'Robot e Lavoro' organizzato da SIRI

Maria Rita Montebelli
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I dati statistici del mercato mondiale della tecnologia robotica li ha illustrati Domenico Appendino, presidente dell'Associazione Italiana di Robotica Industriale (SIRI) - un'associazione culturale fondata nel 1975 (seconda solo alla giapponese JARA) che promuove lo studio dei problemi sociali, etici e economici emergenti dall'avvento della tecnologia robotica - aprendo l'evento 'Robot e lavoro' patrocinato dalla Fondazione UCIMU e da Publitec: “Ben 381 mila nuovi robot industriali sono stati installati nel corso del 2017, +30 per cento rispetto al 2016. La Cina è saldamente il primo mercato con il 36 per cento di quota, seguita da Giappone (12 per cento) e Corea del Sud (10 per cento). La crescita mondiale prevista per il 2018 è del 10 per cento (421 mila unità) e si immagina un ulteriore incremento medio annuo del 14 per cento  fino al 2021 (630 mila unità). L'Italia si è ben comportata con 7.700 robot installati nel 2017 (+19 per cento sul 2016, indice più che doppio rispetto alla Germania e triplo rispetto agli USA) e con una crescita per il 2018 prevista addirittura superiore”. Il 1° Rapporto  2018 su 'Robot, Intelligenza Artificiale e Lavoro in Italia' presentato il 23 ottobre al CNEL, promosso da AIDP – LABLAW e realizzato da Doxa mostra un quadro piuttosto incoraggiante, che invita ad un ribaltamento di prospettiva e può contribuire al superamento di alcuni pregiudizi: solo il 16 per cento dei lavoratori si dichiara contrario all'utilizzo dei robot, quota che scende sotto al 10 per cento tra i dipendenti di aziende già robotizzate. Massimo Sumberesi di Doxa ha riferito che circa il 30 per cento delle aziende attive in Italia utilizzano sistemi, soluzioni e processi basati sull'impiego dei robot. Di queste, quasi 1/3 ha aumentato il numero di dipendenti, mentre appena il 5 per cento dichiara di aver ridotto in modo significativo il proprio personale. L'introduzione dei robot ha determinato una sensibile riduzione dei carichi di lavoro per 3 aziende su 4 e oltre il 70 per cento dei lavoratori dichiara di aver notato un miglioramento delle condizioni di sicurezza nel lavoro. Robotica ed in generale tecnologia possono avere una relazione con il complesso mondo dello stress? La risposta è certamente 'sì'. Ma in quale modo? Sono molte le evidenze di come la robotizzazione del lavoro possa rappresentare uno strumento per la riduzione di alcuni fattori stressanti, come ad esempio mansioni ripetitive, pericolose o svolte in ambienti ostici. Essenziale è però sottolineare che non è sempre possibile 'eliminare' le condizioni stressanti lavorative, essendo queste spesso parte integrante e motore del sistema economico. L'obiettivo diventa quindi il 'management' degli effetti dello stress soprattutto a livello individuale e (quando possibile) aziendale. L'attenzione si sposta dalle cause agli effetti, dal cercare di eliminare la fonte di stress al fornire strumenti per migliorare le risorse individuali ed aziendali, ottimizzando il sistema globale. Considerare il problema dello stress sul lavoro può voler dire una maggiore efficienza e un deciso miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro, con conseguenti benefici economici e sociali per le aziende, i lavoratori e la società nel suo insieme , in un processo di miglioramento continuo della qualità. L'intervento del professor Lino Codara, docente di Sociologia dell'organizzazione all'Università di Brescia, si è focalizzato sul rapporto esistente tra automazione industriale 4.0 e qualità del lavoro, considerata la connessione stretta (anche se non univoca), tra quest'ultimo concetto e quello di benessere. Le moderne tecnologie, rendendo disponibili ai lavoratori maggiori informazioni ed offrendo loro strumenti di comunicazione rapida, favoriscono il ridisegno delle mansioni, il ridimensionamento delle gerarchie di basso livello (perché si instaurano forme di comunicazione diretta tra operai e le funzioni aziendali, saltando i capi intermedi) e forme di coordinamento di tipo orizzontale. Oggi si parla, a tal proposito, di un 'operaio aumentato', cioè un operaio creativo, coinvolto, responsabile, in grado di gestire dati, di affrontare il problem solving e di collaborare direttamente con i responsabili delle funzioni di staff (logistica, manutenzione, ecc.), cioè in sintesi, capace di svolgere un lavoro intelligente. Gli studi e le ricerche sul campo ci dicono che in queste realtà i lavoratori mostrano anche livelli più alti di soddisfazione. Ancor più dell'arricchimento delle mansioni e della polivalenza, infatti, ciò che pare interessare ai lavoratori è essere coinvolti nelle decisioni che riguardano il proprio lavoro. Rossana Astengo, sovraintendente sanitario regionale INAIL Direzione Lombardia, ha relazionato sul contributo della robotica a supporto dei lavoratori che, a causa di un infortunio sul lavoro, hanno subito mutilazioni e menomazioni tali che, sino a poco tempo fa, gli avrebbero precluso il rientro al loro impiego. La robotica è entrata a pieno titolo non solo nel mondo del lavoro ma oramai anche nel mondo di coloro che, a causa di un infortunio sul lavoro, hanno subito mutilazioni e menomazioni di questo tipo. Dal 2019  sarà disponibile una mano protesica di derivazione robotica androide con funzionalità e sensibilità tale da permettere a chi la indosserà di eseguire movimenti ed attività assai simili all'arto fisiologico. Tale prodotto nasce dalla collaborazione tra il Centro Protesi INAIL di Budrio e l'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ed è stata chiamata 'Hannes', in omaggio al professor Johannes Schmidl, a cui si deve l'avvio dell'attività di ricerca sulle protesi nel CP INAIL di Budrio già dal 1965. Si tratta di un dispositivo leggero, inossidabile, versatile e flessibile, gradevole esteticamente, con una buona autonomia di carica e soprattutto, grazie ad un software realizzato da Rehab Technologies Lab, un elevato livello di personalizzazione. E' il primo di una serie di progetti di ricerca che si intendono sviluppare e realizzare tra cui una protesi robotica di arto inferiore, un esoscheletro per gli arti inferiori ed un robot per la riabilitazione degli arti superiori. Il primo evento, svolto a ottobre 2017, aveva sviluppato il tema della robotica non come killer di posti di lavoro ma piuttosto come volano dell'occupazione e della competitività. Eventuali riferimenti sono scaricabili sul sito www.robosiri.it. Il prossimo evento è già previsto per l'autunno del 2019.

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