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MSD Italia: esperti si confrontano sui grandi temi di sanità pubblica

Centralità del paziente, innovazione e sostenibilità sono le grandi priorità della sanità pubblica a livello globale. Il difficile equilibrio tra innovazione e sostenibilità al centro di 'Inventing for Life–Health Summit'

Maria Rita Montebelli
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"Il sistema sanitario mondiale è forte quando è forte il suo anello più debole": così ha esordito la Premio Nobel per la Pace 2011 Ellen Eugenia Johnson Sirleaf, nella conferenza stampa inaugurale di presentazione di Inventing for Life - Health Summit, evento istituzionale organizzato a Roma da MSD Italia, che ha riunito clinici, rappresentanti di istituzioni, società scientifiche e associazioni di pazienti per fare il punto sulle grandi priorità della sanità pubblica a livello globale nella prospettiva della centralità dei pazienti e del difficile equilibrio tra innovazione e sostenibilità. In uno scenario dove il futuro della salute è sempre più connesso con i grandi temi globali, la centralità del paziente resta il criterio guida per identificare le priorità da affrontare e per misurare l'efficacia dei sistemi sanitari e la loro capacità di rispondere ai bisogni di salute. In Italia, secondo quanto emerge da un'indagine quantitativa svolta da Istituto Piepoli per conto di MSD Italia, i cittadini soddisfatti del Servizio sanitario nazionale sono ancora la maggioranza (57 per cento), ma il dato risulta in calo rispetto al 2018 quando, sempre secondo l'Istituto Piepoli, a dichiararsi molto o abbastanza soddisfatti era il 65 per cento della popolazione. Secondo l'opinione degli italiani, il compito primario della sanità pubblica dovrebbe essere quello di accelerare i percorsi di cura delle persone con malattia e di evitare che le persone sane si ammalino:le priorità sulle quali dovrebbero concentrarsi nei prossimi anni gli sforzi del Servizio sanitario nazionale sono, nell'ordine,la riduzione dei tempi di attesa per esami e interventi (79 per cento) e la prevenzione delle malattie (51 per cento) seguiti dal sostegno alle fasce deboli, come famiglie a basso reddito, malati cronici, disabili (49 per cento). Ospiti prestigiosi e autorevoli si sono avvicendati sul palco: ad aprire i lavori il vice ministro per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Lorenzo Fioramonti, che ha inquadrato lo scenario Italiano. Sono seguiti gli interventi del Premio Nobel per la Pace 2011 Ellen Eugenia Johnson Sirleaf, già presidente della Liberia, e di Julie Gerberding, M.D., M.P.H. executive vice president & chief patient officer per MSD, che hanno delineato le principali sfide dei prossimi anni, in primis la minaccia delle grandi malattie infettive, come Ebola e HIV, identificando nelle partnership internazionali pubblico-privato un modello per sostenere l'innovazione e promuovere la salute globale. Gli spunti emersi dall'indagine dell'Istituto Piepoli sono stati poi discussi nella prima tavola rotonda 'La centralità del paziente nel percorso diagnostico-assistenziale' da Luca Coletto, sottosegretario Ministero della Salute, Antonio Gaudioso, segretario generale Cittadinanzattiva, Luca Li Bassi, direttore generale Agenzia Italiana del Farmaco, Annamaria Mancuso, presidente Salute Donna onlus, Silvestro Scotti, segretario generale nazionale FIMMG, Pierpaolo Sileri, presidente XII Commissione del Senato. Nello scenario italiano, l'indagine dell'Istituto Piepoli permette di misurare quali siano ancora oggi gli ostacoli che dal punto di vista dei cittadini limitano la piena realizzazione del principio della centralità del paziente. In primo luogo il tema dell'uguaglianza di accesso alle prestazioni sanitarie, questione di grande attualità nella prospettiva dibattuta in questi giorni del regionalismo differenziato: secondo la quasi totalità del campione (97 per cento) oggi vivere in alcune Regioni piuttosto che in altre comporta opportunità disuguali di accesso alle terapie innovative. La conseguenza è che per il 64 per cento del campione in Italia le persone non accedono rapidamente alle terapie innovative, in particolare quelle per il cancro (33 per cento), le malattie neurologiche (19 per cento), le malattie cardiologiche (16 per cento). Altro aspetto critico è quello appunto che riguarda i tempi di attesa troppo lunghi per avere una prima visita specialistica (44 per cento), per fare gli esami diagnostici necessari (37), per ricevere la terapia (22 per cento) e per avere una visita di follow up (19 per cento). Il medico di famiglia si conferma un punto di riferimento per il 49 per cento degli intervistati e il 36 per cento si rivolge al medico di famiglia prima di rivolgersi a uno specialista. Ma proprio il medico di famiglia, cardine della centralità del paziente, è soggetto a limitazioni nella prescrizione dei farmaci: l'81 per cento degli italiani vorrebbe che il medico di famiglia potesse prescrivere anche i farmaci innovativi. Il medico di famiglia è anche considerato la fonte più attendibile per le informazioni sanitarie (60 per cento degli intervistati), mentre internet è attendibile solo per il 14 per cento. Le fake news restano percepite come una minaccia: ben l'87 per cento degli italiani ritiene che siano pericolose per la salute delle persone, e 1 intervistato su 3 ha ammesso di aver creduto almeno una volta a una fake news. I vaccini (47 per cento) l'ambito più gettonato, seguito dai tumori (42 per cento). Per l'83 per cento degli italiani, il settore in cui è più importante investire per favorire l'innovazione è la salute, seguita dall'educazione. Tra le patologie in cui gli italiani vorrebbero vedere maggior investimenti, i tumori sono al primo posto, con ben il 69 per cento delle preferenze, seguiti dalle malattie cardiologiche (28 per cento) e neurologiche (26 per cento). E proprio di risorse e investimenti si è parlato nel corso della seconda tavola rotonda, intitolata 'Innovazione e sostenibilità nei sistemi sanitari', alla quale hanno preso parte Silvia Franceschi, dirigente SOC Epidemiologia Oncologica, CRO di Aviano, Massimo Garavaglia, sottosegretario Ministero Economia e Finanze, Enrico Giovannini, portavoce ASVIS già Ministro del Lavoro, Federico Spandonaro, presidente del Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (Crea), Sergio Venturi, assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna. «Di fronte alle grandi priorità globali di salute pubblica è sempre più necessario un approccio olistico e convergente – dichiara Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di MSD Italia – oggi, ispirati dalle testimonianze di relatori d'eccezione, abbiamo avuto la straordinaria opportunità di confrontarci con tutti gli attori del 'Sistema Salute', secondo un'ottica di condivisione e con la volontà di partecipare tutti alla costruzione di modelli sempre più efficienti e trasparenti, per ottimizzare gli investimenti pubblici e privati e contribuire con efficacia sempre maggiore l'universalismo e il solidarismo del nostro Servizio sanitario nazionale». Al termine dell'incontro sono stati proclamati i vincitori della prima edizione del ‘Premio Umberto Mortari' per la ricerca scientifica nell'ambito delle Life Sciences istituito per onorare, a pochi mesi dalla sua scomparsa, la memoria di Umberto Mortari, presidente e amministratore delegato di MSD Italia dal 1992 al 2007. Obiettivo del riconoscimento è quello di valorizzare le giovani eccellenze italiane che si siano distinte nel campo delle Life Sciences all'estero, dando lustro al nostro Paese, o rientrando in Italia. Sono stati premiati rispettivamente: - Ricercatore italiano under 40 che lavora stabilmente all'estero: Simone Sidoli, che dal Febbraio 2019 dirige il Laboratorio di Proteomica e Biologia Strutturale dell'Albert Einstein College of Medicine (New York, USA), è stato premiato per lo sviluppo di tecniche innovative di spettrometria di massa (middle-down proteomics e bottom-up proteomics) dedicate all'analisi delle modificazioni epigenetiche degli istoni, che sono alla base della regolazione dell'espressione genica - Ricercatore italiano under 40 che lavora stabilmente in Italia: Velia Siciliano, giovane biologa che guida il suo gruppo di ricerca presso il Center for Advanced Biomaterials for Healthcare dell'Istituto Italiano di Tecnologia (diretto da Paolo Netti). La sua attività si è indirizzata all'utilizzo della biologia sintetica per sviluppare terapie per malattie infettive e tumorali. (FABRIZIA MASELLI)

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