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Tumore del pancreas: più speranzeda un farmaco contro il ‘gene Jolie'

Olaparib raddoppia la sopravvivenza libera da malattia nei pazienti con tumore del pancreas, con mutazione BRCA e pretrattati con chemioterapia a base di platino. I risultati presentati all'ASCO 2019 in corso a Chicago

Maria Rita Montebelli
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Lo chiamano ‘gene Jolie' da quando una delle bellissime del grande schermo, Angelina Jolie, facendo outing, rivelò di essere affetta da un tumore dell'ovaio, dovuto alla presenza della mutazione BRCA. Una mutazione maledetta, responsabile di una serie di tumori, da quello dell'ovaio a quello della mammella, ma non solo. Questo gene malato si riscontra anche in altre forme di tumore, seppure in una piccola percentuale di pazienti. E' il caso ad esempio del tumore del pancreas, dove la mutazione ‘Jolie' è presente nel 7-8 per cento dei pazienti. Questa forma di tumore in fase metastatica è particolarmente ‘refrattaria' alle terapie e presenta una sopravvivenza di 6 mesi circa; a 5 anni è ancora vivo solo il 4-7 per cento dei pazienti. I trattamenti attualmente disponibili, dei cocktail di chemioterapici, insomma sono purtroppo delle armi spuntate. E dunque si continuano a cercare alternative terapeutiche. Per tutte queste ragioni sono stati accolti con grande entusiasmo dalla platea di oncologi giunti da tutte le parti del mondo a Chicago per partecipare al congresso dell'ASCO (American Society of Clinical Oncology), i risultati del POLO. Questo studio di fase 3, condotto su 154 pazienti, ha testato l'efficacia di olaparib (un PARP inibitore) utilizzato come terapia di mantenimento nei pazienti con tumore del pancreas in fase metastatica e mutazione BRCA, trattati in prima linea con una chemioterapia a base di platino. “I chemioterapici a base di platino – spiega uno degli autori dello studio POLO, il professor Giampaolo Tortora, ordinario di oncologia medica all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore del Comprehensive Cancer Center della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma IRCCS - fanno una serie di ‘tagli' e ‘ferite' al DNA del tumore. Se subito dopo le 16 settimane di trattamento con questi chemioterapici, somministriamo un farmaco in grado di impedire al tumore di riparare il suo DNA, lo andiamo a danneggiare. E' su questa base che è stato disegnato lo studio POLO che ha valutato appunto l'efficacia di olaparib nel contesto del tumore del pancreas.” I pazienti arruolati nello studio sono stati assegnati a ricevere le compresse di olaparib, come terapia di mantenimento dopo una linea di chemioterapia a base di platino, oppure placebo (gruppo di controllo). Obiettivo principale dello studio era valutare la sopravvivenza libera da progressione di malattia in questi pazienti. I risultati hanno evidenziato che la somministrazione di olaparib come terapia di mantenimento, dopo la chemioterapia, raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia (7,4 mesi nel gruppo olaparib, contro 3,8 mesi nel gruppo di controllo). “Lo studio POLO – commenta il primo autore dello studio Hedy L. Kindler, professore di medicina alla University of Chicago Medicine – è il primo studio randomizzato di fase III a utilizzare nel tumore del pancreas un approccio terapeutico basato su un biomarcatore. Un paziente su 5 ha risposto alla terapia con olaparib per una media di due anni e questo rappresenta un risultato davvero notevole per il tumore del pancreas metastatico. Nei pazienti con tumore del pancreas indotto dalla mutazione BRCA, è dunque possibile che assisteremo ad un cambiamento nella traiettoria di questa malattia”. Olaparib è una terapia a target che inibisce gli enzimi PARP, importanti nei processi di trascrizione e riparazione del DNA. Le mutazioni BRCA1 e BRCA2 ereditarie aumentano le probabilità di sviluppare una serie di tumori, compresi come visto quelli della mammella e dell'ovaio, ma anche del pancreas, della prostata e altri. Lo scorso mese di gennaio l'ASCO ha pubblicato una ‘opinione clinica provvisoria' nella quale di sottoporre le persone affette da tumore del pancreas alla valutazione del rischio di sindromi ereditarie che aumentino il rischio di tumore del pancreas. Tra gli esami consigliati c'è anche il test per le mutazioni BRCA. (M. R. M.)

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