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Roche: atezolizumab è efficaceanche in presenza di metastasi

Presentati durante il meeting annuale dell'American society of clinical oncologyi nuovi risultati di Impower150, che mostrano come l'immunoterapia migliori la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule

Maria Rita Montebelli
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Arrivano numerose novità nel campo dell'oncologia da Chicaco, dove ha da poco chiuso i lavori il congresso dell'American society of clinical oncology (Asco). Tra queste, una delle più importanti riguarda il trattamento del tumore del polmone e in particolare del carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc): Roche ha infatti presentato dati incoraggianti di un'analisi esploratoria predefinita dello studio di fase III Impower150. "Siamo molto contenti di presentare ulteriori risultati positivi di Impower150, il quale mostra dei benefici del trattamento con farmaci immunoterapicinei pazienti con metastasi epatiche, la cui prognosi è peggiore e nei quali sono minori le probabilità di sopravvivenza - ha dichiarato Sandra Horning, chief medical officer di Roche e head of global product development - Il trattamento di prima linea con l'associazione di atezolizumab, bevacizumab e chemioterapia ha ridotto di quasi la metà il rischio di peggioramento della malattia o di morte nei pazienti con metastasi epatiche al basale; ulteriori risultati dimostrano che l'associazione ha prodotto una risposta nel 60 per cento dei pazienti, e può rappresentare una nuova importante opzione terapeutica per questa popolazione". L'analisi è stata condotta su pazienti con Nsclc non squamoso metastatico, che presentavano metastasi epatiche, non precedentemente trattati con chemioterapia, ha dimostrato un vantaggio dell'immunoterapico atezolizumab associato a bevacizumab e chemioterapia in termini di sopravvivenza  rispetto alla sola associazione di bevacizumab e chemioterapia. La sicurezza della combinazione di atezolizumab, bevacizumab e chemioterapia è risultata coerente con i profili di sicurezza noti dei singoli farmaci e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza. Tra i pazienti affetti da Nsclc, il 15-20 per cento può sviluppare metastasi epatiche. In questo gruppo di pazienti la prognosi è particolarmente sfavorevole, con un aumento del rischio di morte di circa il 50 per cento. Inoltre, nei pazienti che presentano metastasi epatiche è maggiore la probabilità di sviluppare metastasi anche in altre sedi. “Impower150 è l'unico studio, ad oggi condotto, che stratifica i pazienti specificamente per la presenza di metastasi epatiche mostrando come nei pazienti che ricevono un trattamento chemioterapico in associaizone ad atezolizumab e in aggiunta a bevacizumab si ha un miglior controllo della malattia, soprattutto a livello epatico, con un vantaggio in termini di sopravvivenza del paziente.  Si tratta di risultati particolarmente importanti se si considera che riguardano un gruppo di pazienti, quelli con metastasi epatiche, che costituisce circa il 20 per cento dei pazienti con tumore al polmone e che presenta una malattia molto aggressiva con una prognosi particolarmente sfavorevole - afferma Federico Cappuzzo, direttore del dipartimento di oncologia e ematologia della Ausl di Romagna– Sono proprio questi pazienti, infatti, che richiedono uno sforzo terapeutico maggiore per il controllo della malattia”. (MATILDE SCUDERI)

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