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Simg: quale strategia adottare di fronte al soggetto fumatore?

Il punto a Terni durante l'8° Congresso Interregionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) del Centro Italia, che raggruppa le rappresentanze di Umbria, Abruzzo, Marche e Molise

Maria Rita Montebelli
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Quale strategia adottare di fronte al soggetto fumatore? Una domanda cui hanno cercato di dare una risposta i tantissimi medici che si sono dati appuntamento all'8° Congresso Interregionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) del Centro Italia che raggruppa le rappresentanze di Umbria, Abruzzo, Marche e Molise. Perché tra le cronicità che il medico di medicina generale si trova ad affrontare il tabagismo è una realtà che incontra diverse patologie nell'ambito respiratorio, cardio-metabolico. Si è parlato, quindi, di tabagismo e soprattutto delle nuove prospettive sulla riduzione del danno da fumo di tabacco, in particolare per coloro che non riescono a smettere del tutto con questo vizio. Un ‘focus' approfondito sulla nicotina e la dipendenza dalla sigaretta tradizionale, e sulla possibilità che le sigarette elettroniche e quelle senza combustione possano essere una soluzione per chi non riesce a smettere, non vuole smettere, ha smesso ed ha ricominciato. Il minor danno, fermo restando la validazione scientifica, rappresenta un modo per alleggerire i danni alla salute dei fumatori e i conseguenti alti costi per il welfare e la sanità. La Regione Marche ha rotto le blindature talebane italiane con una legge anti-fumo molto inglese, e che è passata in sede consiglio dei Ministri. La legge ‘Interventi di lotta al tabagismo per la tutela della salute', approvata all'unanimità il 19 Febbraio 2019 dall'Assemblea Legislativa delle Marche su iniziativa del consigliere regionale Mirco Carloni (Marche2020-AP), può quindi essere applicata. “Il nostro primo obiettivo è quello di non far mai iniziare a fumare, a cominciare dai pediatri che devono fare azione di consulenza sugli adolescenti. In secondo luogo, abbiamo l'obbligo di convincere chi fuma a smettere, mettendo a disposizione competenze e strategie approvate – ha sottolineato il curatore e organizzatore Alessandro Rossi, responsabile ufficio di Presidenza SIMG – Resta il fatto è che non sempre funzionano. A sospendere di fumare arriva nel migliore dei casi il 5-10 per cento dei tabagisti. Quindi, compito del medico, anche dal punto di vista etico, è cercare di intervenire sulla maggior parte dei fumatori che non smettono cercando di ridurre il danno. Azione tipica della medicina generale, che spero possa rientrare nelle linee guida, cominciando a individuare e a verificare come ridurre il danno. Su quali strumenti contare e con cui si può lavorare. Dati sulle sigarette elettroniche e sul tabacco senza combustione sono ancora pochi ma cominciano a essere pubblicati. Quindi mi auguro che i fatti, se confermano le ipotesi, modifichino alcune preclusioni ideologiche”. D'accordo con Alessandro Rossi è Damiano Parretti, responsabile nazionale dell'alta scuola SIMG: “In generale la comunità scientifica è concorde che in tema di dipendenze la riduzione danno è la strada da perseguire. Se non raggiungiamo il risultato ottimale non possiamo abbandonare le persone, se la riduzione del danno attraverso tabacco riscaldato riduce mortalità è la strada da perseguire. Se non ci sono motivazioni alla cessazione, occorre adottare altre strategie e anche in chiave formazione occorre introdurre il concetto di riduzione del danno nei temi di sanità pubblica”. I dati con cui confrontarsi parlano chiaro. Gli ultimi vengono dal XXI Convegno Nazionale ‘Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale' svoltosi presso l'Istituto Superiore di Sanità, in occasione del World No Tobacco Day 2019. Sono ancora 12,2 milioni (Rapporto nazionale sul fumo 2018) i fumatori in Italia, il 23 percento della popolazione. E a fumare si inizia presto, anzi prestissimo. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità i giovani fumatori abituali sono più che raddoppiati, mentre i consumatori occasionali risultano aumentati del 60 percento rispetto al 2017. Quindi, tirando le somme, le strategie finora adottate possono essere definite vincenti? Non si direbbe. In Europa, dagli anni '90 ad oggi, i ragazzi che fumano tra gli 11 e i 15 anni, sia maschi che femmine, sono aumentati del 50 percento. I Paesi più colpiti sono quelli dell'Ovest e Sud Europa, Italia compresa, rispettivamente con 40 e 30 nuovi fumatori l'anno ogni 1.000 ragazzi in questa fascia di età. Ma, mentre nel resto d'Europa cala il numero dei giovani che si avvicinano alla sigaretta tra i 16 e i 20 anni, nei Paesi dell'area mediterranea il dato rimane stabile (ben 60/80 ogni 1.000). In Italia ogni anno vengono consumati 72 miliardi di sigarette tradizionali. Il fumo fa male, e fa molto male anche all'ambiente. Di fronte a questa situazione e, soprattutto, davanti al problema di chi non vuole e, soprattutto, non riesce a smettere di fumare – come spesso accade a chi si rivolge ai centri antifumo – è necessario adottare strategie e soluzioni pragmatiche e ricevibili. Oppure si sceglie ufficialmente la strategia del o bianco o nero. O sei dipendente o non lo sei. E se lo sei, non esistono tappe intermedie per non esserlo più. Secondo la nota del Ministero della salute, la sigaretta elettronica è una dipendenza e introduce i giovani e i non fumatori al fumo. Una visione diametralmente opposta alla funzione che secondo altri sembra invece svolgere nella realtà: allontanare i fumatori dalla combustione e da tutte le sostanze cancerogene da essa prodotte. La Regione Marche ha deciso di sostenere gli strumenti di riduzione del danno e riconoscerli come utili nella lotta al fumo. (EUGENIA SERMONTI)

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