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Degenerazione maculare umidanuove molecole e nuove terapie

Una minor frequenza di somministrazione è un grande vantaggio per i pazienti costretti a fronteggiare questa patologia. Ma affinché tutti possano beneficiare davvero di queste innovazioni occorre un cambio di mentalità

Maria Rita Montebelli
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Ha compiuto quest'anno 150 anni la Società oftalmologica italiana (Soi), un secolo e mezzo di attività che è stato celebrato recentemente a Roma, durante il 17° congresso della Società. Un momento importante per soffermarsi sullo stato dell'arte della disciplina, oggi più che mai al centro di numerosi cambiamenti: “quello dell'oftalmologia è un laboratorio in continua evoluzione - ha affermato Matteo Piovella presidente della Soi - oggi i 7 mila oculisti salvano la vista ad un milione e 300 mila persone ogni anno. Tutto questo impone adeguate risorse per i necessari cambiamenti organizzativi. In passato non era ritenuto necessario dover sottoporsi a visite oculistiche, mentre oggi sappiamo che, per mantenere in perfetta efficienza la vista bisogna effettuare numerosi controlli, spesso su base annua, cambiamento epocale, imposto dalle miracolistiche apparecchiature che sostengono l'oculista. In questo positivo contesto è indispensabile smarcarsi dall'operatività economica basata sul concetto di costo beneficio, filosofia incompatibile con il necessario rispetto dell'obbligo deontologico e morale a carico del medico e del rispetto dei diritti costituzionali a carico della politica”. Perfetto esempio della necessità di un cambio di mentalità è la maculopatia, malattia che consiste in un una patologia di circolazione della parte nobile della retina e che colpisce 1 persona su 3 dopo i 70 anni, riducendone l'autonomia e la qualità della vita. “Esistono terapie efficaci - ha aggiunto Piovella – ma i numeri certificano che, in Italia il 70 per cento delle persone affette da maculopatia non ha accesso alla curao si può curare solo in modo parziale, vanificando i risultatiper un difetto organizzativo e di risorse”. Situazione gravissima, anche considerando che le cure esistono e che la ricerca lavora costantemente per migliorarne l'efficacia e perfezionarne le modalità di somministrazione, in modo da facilitare il paziente nella gestione della sua condizione. Basti pensare alle terapie in fase di sviluppo per una particolare forma di maculopatia, quella essudativa o ‘umida', la forma minoritaria ma più grave - la perdita della visione causata da maculopatia è causata il 90 per cento delle volte dalla forma ‘umida' – che facilitano il paziente proprio per le modalità di somministrazione. “Fin dagli anni 2000 abbiamo a disposizione farmaci molto efficaci– ha spiegato il professor Federico Ricci dipartimento di medicina sperimentale dell'Università Tor Vergata, Fondazione policlinico Tor Vergata dipartimento del Benessere, Unit patologie croniche degenerative oftalmiche, Clinical trial centerper la degenerazione maculare senile e le patologie retinichececitanti - che bloccano l'attività di una proteina (il fattore di crescita dell'endotelio vascolare o vegf), che stimola la formazione anomala di vasi sanguigni. In tempi più recenti sono state messe a punto nuove molecole di cui abbiamo appena terminato lo studio di fase III, che hanno lo stesso bersaglio, il vegf, ma che rispetto a quelle di prima generazione, sono caratterizzate da una frequenza di somministrazione molto minore per tenere la retina asciutta. Danno quindi danno un grande vantaggio in termini di riduzione del numero di terapie da fare per i singoli pazientie, considerando che molti pazienti hanno la patologia bilaterale, recano sollievo anche ai care giver, agli operatori e, non ultimo, al servizio sanitario nazionale”.  Si tratta di brolucizumab, un frammento di anticorpo umanizzato a singola catena. I frammenti di anticorpi a singola catena sono molto ricercati nello sviluppo dei farmaci, per le loro piccoledimensioni, l'ottima penetrazione tissutale, la rapida clearance dalla circolazione sistemica e le loro caratteristiche posologiche. (MATILDE SCUDERI)

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