ATTIVITÀ FISICA

Se serve contare i passi per mantenersi in salute

Maria Rita Montebelli

Secondo quanto riferisce la versione italiana di un articolo della Reuters Health pubblicato da Quotidiano Sanità/Popular Science i ricercatori della St George’s University di Londra, guidati da Tess Harris hanno esaminato i dati relativi a 1.297 partecipanti a studi clinici; la metà è stata assegnata a caso a rilevare il numero di passi con contapassi per 12 settimane, mentre l’altra metà è stata invitata a non contarli affatto.Quando hanno preso parte allo studio, le persone hanno compiuto circa 7.500 passi al giorno e hanno fatto 90 minuti a settimana di attività fisica da moderata a intensa in sessioni di almeno 10 minuti.Tre-quattro anni dopo, le persone che usavano i contapassi facevano circa 30 minuti a settimana di attività fisica da moderata a intensa. Gli utilizzatori di contapassi avevano anche il 44 per cento in meno delle probabilità di riportare una frattura e il 66 per cento in meno di avere un grave evento cardiovascolare come un attacco cardiaco o un ictus. “Camminare di più e mantenere questa abitudine può ridurre il rischio di attacchi cardiaci, ictus e fratture negli anni a venire – commenta Tess Harris – I contapassi possono essere utili per i pazienti perché forniscono loro un’idea chiara di quanto stanno facendo e possono essere usati per porsi obiettivi realistici per aumentare gradualmente la camminata. Non esiste un numero di passi che sia appropriato per tutti, è importante che le persone misurino i passi al basale e facciano un piano per aumentare gradualmente la frequenza e la velocità di camminata in modo sicuro”.Quando sono stati reclutati negli studi con i contapassi, i soggetti avevano tra i 45 e i 75 anni e generalmente erano sovrappeso o obesi. Per la maggior parte si trattava di non fumatori in buona salute senza patologie cardiovascolari, diabete o depressione nell’anamnesi.Anche se le persone che hanno usato i contapassi sono apparse meno inclini a diabete o depressione entro la fine dello studio, la differenza tra questo gruppo e i partecipanti che non hanno tenuto traccia dei loro passi era troppo esigua per escludere la possibilità che fosse dovuta al caso. (FABRIZIA MASELLI)