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Moda e-cig: Altroconsumo chiede intervento Antitrust

Altroconsumo ha analizzato il fenomeno del'uso di e-cig tra i giovanissimi e chiede l'intervento dell'Autorità garante per la concorrenza e il mercato sulla promozione di prodotti che l'Oms ha definito rischiosi per la salute

Maria Rita Montebelli
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Dagli ultimi dati Global youth tobacco survey, Iss e Ministero della Salute emerge che il 18 per cento dei giovanissimi italiani (13-15 anni) fa uso di e-cig con un aumento del 125 per cento dei piccoli svapatori rispetto al 2014.  Basterebbe questo dato per dare la misura di gravità del fenomeno. La percezione di minore pericolosità rispetto alle sigarette tradizionali, unita ad aggressive politiche di marketing, ha creato un cocktail molto pericoloso. Tra i giovanissimi l'immagine dell'e-cig è quella di un prodotto cool e alla moda, grazie a un design ricercato e a una pluralità di aromi per tutti i gusti, da mojito e pina colada a fragola e caramello. Tanto che, se un tempo venivano percepite come un mezzo per smettere di fumare oggi – ci dicono i dati – sono un potenziale primo passo che porterà i giovani a essere fumatori delle sigarette tradizionali. Il settore e-cig fiorisce e il marketing aumenta sempre di più, anzi a farla da padrone con pratiche spregiudicate che aggirano la normativa di divieto di pubblicità per questa categoria di prodotti è il cosiddetto social media e influencer marketing, ossia il coinvolgimento di influencer che attraverso i loro contenuti social ne promuovono (in maniera esplicita o occulta) l'uso e l'immagine di tendenza. Facendo una ricerca di hashtag su Instagram (#svapo #vape #vapeporn #svapoitalia #svapomania…) emergono numerosi post sul prodotto o di ragazzi giovanissimi che lo utilizzano per sentirsi alla moda e popolari tra i coetanei. Una passione, quella per le e-cig che ha dato vita alla community degli ‘vapers' fatta di incontri, fiere, tutorial per farsi da soli la propria e-cig e sperimentare nuovi gusti. Ma la normativa è chiara: la vendita di liquidi con nicotina ai minori non è legale e sono vietati i messaggi pubblicitari che promuovono sigarette elettroniche e liquidi. Poiché l'influencer marketing sui social non può essere in contrasto con le normative, Altroconsumo ha chiesto l'intervento dell'Antitrust segnalando queste pratiche scorrette. A questo scenario va ad aggiungersi la posizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che nel rapporto Epidemia globale di tabacco 2019 appena pubblicato afferma che le e-cig “sono senza dubbio dannose e quindi dovrebbero essere soggette a regolamentazione”. L'Oms conferma che questi prodotti possono rappresentare una porta di ingresso verso il fumo convenzionale o portare ad una rinormalizzazione del fumo nella società. Secondo l'Oms, quindi, i vari Paesi dovrebbero applicare il divieto di pubblicità, di aromatizzazione dei prodotti e l'introduzione di politiche che obblighino i produttori a rendere i prodotti poco attraenti per i giovani al fine di scoraggiarne l'utilizzo. Anche oltreoceano la situazione è allarmante: negli USA tra il 2017 e il 2018 c'è stato un aumento del 48 per cento nell'uso di e-cig nelle scuole medie e del 78 per cento nelle scuole superiori (si tratta di 1,5 milioni di svapatori in più in 12 mesi, in totale più dei giovani fumatori di sigaretta). Alla luce di questi dati la Food and Drug Administration (Fda) si è dichiarata seriamente preoccupata e dopo aver esaminato l'utilizzo degli ‘influencer' da parte dei produttori è intervenuta emanando un piano per la prevenzione e l'educazione dei ragazzi, proponendo ai produttori di cambiare e frenare le strategia di marketing.

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