Tumori, la cura rivoluzionaria: Car-T, come ci si può salvare dal cancro
L' acronimo è anche facile da ricordare, si chiama Car-t. Suona quasi come un giocattolo, in verità è una questione serissima. CAR-T (che per esteso, e in inglese, sta per Chimeric antigen receptor T cells) è una terapia che modifica i "linfociti t" del paziente e li arma per combattere il male più brutto di tutti, il cancro. L' Ema, l' Agenzia europea per i medicinali, ha appena bollato il via libera ai primi due "farmaci" Car-t: una volta superati gli ultimi scogli burocratici, saranno disponibili anche nel Vecchio Continente. Leggi anche: Cancro al pancreas, il risultato clamoroso con la cannabis Azione diretta - «La loro procedura è abbastanza complessa», spiega Luca Castagna, il responsabile della sezione Terapie cellulari ed Ematologia del centro ospedaliero Humanitas di Rozzano (Milano), «ma è mirata ed efficace. Una volta prelevati i linfociti t dal paziente, questi vengono modificati geneticamente, in vitro, inserendo un recettore specifico che è in grado di attaccare un antigene specifico del tumore. Normalmente le risposte immunitarie sono dovute proprio ai linfociti t che reagiscono contro una cellula tumorale o un microrganismo, ma devono riconoscerlo attraverso vari passaggi complessi. Il sistema Car-t aiuta appunto su questo piano, eliminando qualsiasi intermediario e andando ad agire direttamente contro la cellula tumorale, in modo alquanto, anche se non del tutto, specifico». Sembra fantascienza, ma è la realtà. Una realtà che fa bene: dal malato al laboratorio, con ricevuta di ritorno. Al momento la decisone di Ema è riferita solo a due diverse malattie tumorali, la leucemia linfoblastica acuta che riguarda per lo più i bambini e i linfomi non Hodgkin che invece hanno un' età media di insorgenza intorno ai 62 anni. «Tuttavia sviluppando questa tecnologia», continua l' esperto, «nel prossimo futuro si può pensare anche di estendere la validità del trattamento ad altri tipi di cancro». Effetti collaterali - Anche perché la letteratura medica che sull' argomento, e pure di recente, ha segnato una mole di studi considerevole e fa sperare. Eccome: «È stato osservato che basta una sola iniezione di questi "superlinfociti" per ottenere risultati concreti: il 50% dei malati con linfoma ha sconfitto il proprio tumore, gli effetti collaterali, che pur ci sono e non vanno sottovalutati, si manifestano quasi subito, nell' arco di pochi giorni. Passati quelli, significa che tutto è andato a buon fine». Gli effetti collaterali di cui parla il professore non sono bazzeccole, inutile girarci attorno: i degenti più sfortunati, in alcuni casi, sono stati ricoverati anche rianimazione, colpa di una neuro-tossicità o dell' eccessivo rilascio di citokine che, alle volte, è un vero e proprio prezzo del successo che si paga, e si paga salato. Castagna sa perfettamente quello che dice: la sua clinica è uno dei pochi centri italiani già selezionati per "sperimentare" i Car-t. «Chi opera con queste nuove terapie deve essere in grado di farlo, non si tratta di prendere una pillola e basta», avverte Castagna. L' Humanitas a settembre ospiterà i primi pazienti tricolori che si sottoporranno a questa "cura del futuro". Una cura, tra l' altro, molto costosa. Il farmaco ha un prezzo singolo che oscilla intorno ai 480mila dollari a infusione, che trasportati sul mercato europeo (complice il tasso di cambio e il sistema sanitario) dovrebbero attestarsi sui 400mila euro. Non sono bruscolini, ma quando è in ballo la vita di tante persone non si può certo fare economia. Incassato l' ok di Bruxelles, è il turno dell' Aifa, l' agenzia italiana del farmaco che dovrà definire i dettagli: primo tra tutti capire quali policlinici sono in grado di monitorare una cura così complessa e quali no. I linfociti t studiati a tavolino (anzi, in provetta) sono un farmaco personalizzato e specifico, «si parla di "recettore chimerico" non a caso», conclude Castagna, «una volta rimessi sul paziente riconoscono le cellule tumorali e si attivano diventando tossici contro di loro». Già, una chimera. Un sogno, un' illusione. Ma neanche tanto: grazie alla caparbìa di qualche scienziato che ci ha creduto veramente, i Car-t sono diventati una realtà. di Claudia Osmetti