In fuga?

Codici, il grande bluff della carenza dei medici

Davide Locano

Reparti a rischio chiusura, medici richiamati dalle ferie, Pronto Soccorso al collasso. Sono alcuni degli allarmi lanciati e rilanciati nelle ultime ore sulla Sanità italiana, che sembra essere sull'orlo dell'ennesima crisi. Ma la realtà è un'altra.   “Siamo di fronte ad una psicosi collettiva – dichiara il Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli – alimentata ad arte per nascondere la realtà dei fatti, ben diversa da quella raccontata. Partiamo dalla carenza dei medici. Secondo il rapporto Ocse 2018, l'Italia è di poco superiore alla media per numero di medici attivi: 12,4 per 100.000 abitanti. Siamo davanti a Paesi come Francia (9,1) e Germania (11,7). Siamo, invece, indietro e di molto sugli infermieri: 20,7 ogni 100.000 abitanti, meno della metà della media. E allora perché gli ospedali fanno fatica? Perché, come ripetiamo da tempo, si parla sempre di medici e mai di infermieri, il personale che tra mille sacrifici garantisce il funzionamento delle strutture”.   Altro tema caldo di questi giorni, il presunto attacco subito dai medici sul piano legale. “Si parla di eccessivo clamore dato ai casi di malasanità – afferma Ivano Giacomelli – sostenendo che ogni anno ci sono oltre 35mila azioni intraprese dai pazienti, ma il 90% dei casi penali e civili statisticamente sono destinati a risolversi in un nulla di fatto. Peccato, però, che ci si dimentichi di spiegare il perché si arriva a questi numeri. Grazie alla Legge Gelli, voluta dal Pd – sottolinea il Segretario Nazionale di Codici – la responsabilità civile è passata direttamente agli ospedali, mettendo al riparo i medici dalle cause intentate nei loro confronti. In base ad una prova diabolica, viene infatti chiesto se il paziente si sarebbe potuto sicuramente salvare e di fronte all'impossibilità di dirlo, se il medico avrà rispettato le linee guida accreditate allora sarà giudicato tutto regolare. Ricade tutto sugli ospedali, che si trovano in difficoltà perché non riescono più a trovare compagnie in grado di assicurarli, a causa degli alti costi richiesti e dei rischi a cui vanno incontro. Invece di sminuire i casi di malasanità, sarebbe meglio impegnarsi affinché non si verifichino, magari iniziando a fare quei corsi di aggiornamento Ecm finiti alla ribalta perché solo il 54% degli operatori è in regola. La Fnomceo ha annunciato sanzioni a partire dal prossimo anno, intanto chissà se ha avviato dei controlli. Il tempo per lamentarsi e per gridare al complotto non manca mai – conclude il Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli – mentre si rimanda sempre quello per affrontare i problemi ed assumersi le proprie responsabilità, con buona pace dei pazienti, costretti a fare i conti con un servizio sanitario allo sbando e perfino accusati quando denunciano casi di malasanità”.