Cervi rossi fermi alla guerra fredda
Nessuno varca l'ex cortina di ferro
Il muro di Berlino è cascato da vent'anni, ma i cervi -non a caso rossi- non se ne sono accorti, e ancora vivono come se la vecchia cortina di ferro fosse lì, a tagliare in due il loro bosco. I cervi vivono infatti nella foresta che una volta segnava il confine tra Germania Ovest e Cecoslovacchia. Al culmine della Guerra Fredda, fra i rami della foresta fu innalzato un alto recinto elettrico, con il filo spinato e le mitragliatrici. Le mandrie di cervi furono tagliate in due: come le famiglie a Berlino. Il recinto è stato abbattuto da tempo, e il bosco è tornato a essere un grande spazio pieno di animali, che vivono tra torri di guardia decrepite e fortificazioni mangiate dalle erbacce. Ma i cervi continuano a starsene ognuno nella propria metà. I biologi stanno studiando lo strano fenomeno: anche i cervi giovani, che di sicuro non hanno la memoria visiva del muro, quando arrivano sul vecchio confine girano gli zoccoli e tornano indietro. Il patto di Varsavia se lo portano nel Dna. Gli scienziati hanno messo un collare intorno al collo di Ahornia, un cervo rosso nato due anni fa. Lui arriva al vecchio sentiero, dove ora resta solo un cartello con la scritta bianca “confine di stato”, e lì si blocca. “Ha il muro in testa”, dice Ton Synnatzchhke, produttore di documentari che sta lavorando sul campo. Gli studiosi stanno monitorando il comportamento dei cervi tedeschi da sette anni. In questo periodo solo due, Izabel e Florian, hanno passato il confine. Ultimamente qualcun altro -maschio- ha timidamente esplorato il territorio oltrecortina, ma poi è tornato indietro. Le femmine non ci pensano proprio. Secondo il biologo Mark Heurich, che gestisce il monitoraggio degli animali del parco nazionale della foresta Bavarese, i cervi “hanno percorsi tradizionali, tramandati attraverso le generazioni, e hanno memoria collettiva. Le femmine, che restano con le madri più a lungo dei maschi, hanno più tempo per imparare i movimenti delle adulte”. La “mentalità” ristretta dei cervi sta impedendo loro di godere di uno dei più importanti progetti ambientalisti. Crollato il muro, infatti, gli amanti della natura d'oltralpe decisero di proteggere la zona di confine, creando una cintura verde priva di traffico, strade e costruzioni. “Questa frontiera, che significava morte, dolore e separazione, ora è un inno alla vita, al creato e alla natura”, ha detto di recente il presidente tedesco Horst Koeler mentre passeggiava tra i boschi. Alcuni anni fa gli scienziati però hanno incominciato a sospettare chei cervi non si fossero accorti di tutte queste attenzioni per il lorohabitat, e che fossero rimasti ai tempi della guerra. Nel 2002iniziarono dunque a monitorarli con i collari gps. Anche icecoslovacchi fecero lo stesso e notarono la stessa cocciutaggine deiloro animali: nessuno, tranne un certo Vincek, voleva andare in Germania.