Lo studio
Long Covid, ecco come capire se verrai colpito: i soggetti condannati (prima del contagio)
Come si può capire in anticipo chi soffrirà di Long Covid? A questa domanda hanno provato a rispondere due nuovi studi indipendenti, che hanno individuato i fattori di rischio che predispongono gli strascichi prolungati della malattia collegata al virus. Circa il 30% dei pazienti Covid, considerando anche quelli non per forza ricoverati in ospedale, presentano sintomi debilitati che possono persistere per molti mesi.
Leggi anche: Omicron 2, Matteo Bassetti-choc: "Prende il sopravvento". Contagi, cosa ci aspetta: scenario da incubo
L’ultima ricerca dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna ha evidenziato che su 100 pazienti ricoverati il 60% ha ancora sintomi a due mesi dalle dimissioni: percentuale che scende al 40%, ma resta comunque molto elevata, sei mesi dopo aver lasciato l’ospedale. I sintomi più conosciuti e frequenti del Long Covid sono fatica a respirare, debolezza generale, tosse, nebbia cerebrale, dolore toracico, tachicardia, disturbi dell’equilibrio, nausea e febbre bassa. Ma dicevamo delle due nuove ricerche che provano a riconoscere in anticipo i soggetti più predisposti a soffrire di Long Covid.
Leggi anche: Covid, Simone Benvenuti morto a 23 anni: "Come lo hanno lasciato in ospedale", sconcerto a Firenze
La prima è stata pubblicata su Cell da un team americano e ha individuato quattro diversi fattori di rischio: la presenza di auto-anticorpi, il livello ematico di Rna virale all’inizio dell’infezione, la riattivazione del virus di Epstein-Barr. La seconda è invece uscita su Nature Communications da un team svizzero che ha collegato il Long Covid a bassi livelli di alcuni anticorpi e la presenza di asma.