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Il fondatore di Facebook. "Sulla privacy abbiamo sbagliato"

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Il social network accusa il colpo e corre ai ripari pubblicando un articolo sul Washington Post

Tatiana Necchi
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Facebook incassa il colpo della crociata lanciata sul web dagli utenti del social network e corre ai ripari in attesa di quello che potrebbe essere il giorno del giudizio per la creatura di Mark Zuckerberg. A scatenare la bufera era stata la notizia che il sito forniva lo username e la localizzazione di chi cliccava su un annuncio pubblicitario. Ovviamente la reazione degli internauti non si è fatta attendere e così il 31 maggio è stata proclamata la giornata della "cancellazione generale" dal social network. Zuckerberg, in una mail diretta al blogger Robert Scoble, ha affermato:  «Abbiamo fatto qualche errore». Ha così confermato che c'è qualcosa che non sta funzionando nel rapporto tra il social network e la privacy degli utenti. Il popolo di FB avrà anche superato i 400milioni, più della popolazione degli Stati Uniti, ma secondo un sondaggio promosso da Sophos, più della metà sarebbe pronto a lasciare.  Ed ecco che è partita la controffensiva mediatica di Zuckerberg. Il 26enne ha scritto un articolo sul Washington Post, cercato di rassicurare gli iscritti e indicando le prospettive per il futuro della sua "creatura". «A volte ci siamo mossi troppo in fretta - ha ammesso Zuckerberg - e stiamo dando risposta alle preoccupazioni più recenti, in particolare alla richiesta da parte degli utenti di avere una gestione più facile delle informazioni che li riguardano - prosegue - ma abbiamo imparato la lezione». Il giovane ha quindi spiegato il principale punto debole di Facebook: il controllo degli utenti sulla propria privacy. «Avevamo deciso di offrire un controllo articolato sulle impostazioni, ma le persone vogliono comandi semplici. Abbiamo mancato il punto». Ed ecco quindi la novità: i comandi per il controllo della privacy cambieranno ancora nelle prossime settimane. Probabilmente diventeranno più semplici e comprensibili.

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