Per molti è un tabù: sedersi a tavola troppo presto sembra quasi indegno. In realtà, l’orario in cui consumiamo la cena influisce molto sulla nostra salute, soprattutto nei mesi invernali. Quando il buio arriva prima e il corpo segue ritmi più lenti, anticipare l’ultimo pasto della giornata potrebbe rivelarsi una strategia sorprendentemente efficace per il benessere. Certo, il tutto compatibilmente con esigenze lavorative e familiari.
A fare il punto sulla situazione è Mauro Minelli, immunologo clinico e docente di Nutrizione umana alla Lum, interpellato da ilmessaggero.it, che sottolinea come l’orario della cena sia tutt’altro che un dettaglio. Nei mesi freddi, spiega l’esperto, l’organismo tende fisiologicamente a privilegiare il riposo: le ore di luce diminuiscono e il ritmo circadiano manda segnali chiari. In questo contesto, consumare lo stesso pasto alle 22 piuttosto che alle 18 può fare la differenza, influenzando negativamente sia la glicemia post-prandiale sia la capacità di utilizzare i grassi come fonte di energia.
Il principio è quello della crononutrizione, disciplina che studia il rapporto tra alimentazione e orologio biologico. Il metabolismo, infatti, non mantiene la stessa efficienza durante l’arco della giornata. Minelli utilizza una metafora immediata: “È come un ufficio”. "Tra mattina e pranzo l’ufficio è a pieno regime: ormoni come l’insulina gestiscono più efficacemente zuccheri e grassi. La sera, invece, l’organismo si prepara al sonno: la sensibilità insulinica diminuisce e la capacità di bruciare calorie si riduce".
Cenare tardi equivale quindi a chiedere al corpo uno straordinario proprio quando dovrebbe iniziare a rallentare. Un impegno che non riguarda solo il metabolismo, ma anche l’apparato digerente. L’intestino, insieme al microbiota che lo abita, risente infatti dei ritmi circadiani. Un pasto abbondante o ricco di grassi in tarda serata può appesantire la digestione in una fase in cui i meccanismi fisiologici sono meno efficienti, favorendo disturbi come reflusso, gonfiore e sensazione di pesantezza.
Inoltre, l’orario in cui mangiamo influisce sulle oscillazioni quotidiane del microbiota intestinale. Mangiare in modo irregolare o troppo vicino al momento del sonno può alterare l’equilibrio della flora batterica, con potenziali effetti negativi sul sistema immunitario e sulla produzione di sostanze fondamentali per il benessere generale.
Per questo, il suggerimento degli esperti - ripreso anche da ilmessaggero.it - è chiaro: concludere la cena almeno due o tre ore prima di andare a dormire. In inverno, precisa Minelli, l’intervallo ideale sarebbe tra le 18 e le 19.30, evitando possibilmente di superare le 20. Un piccolo cambiamento di orario che, nel tempo, potrebbe tradursi in un grande vantaggio per la salute.