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Nicola Izzo, a processo per omesso controllo Ezio Mauro e Antonio Padellaro

Andrea Tempestini
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Due giorni fa, su Libero, avete potuto leggere la testimonianza di Nicola Izzo, ex vicecapo della polizia, il numero due di Antonio Manganelli, in lizza anche per prenderne il posto. Ma la sua carriera è stata distrutta. Demolita. E' accaduto circa due anni fa, quando un documento anonimo di una ventina di pagine lo accusa di corruzione e di malefatte su importanti commesse milionarie. Izzo, a Libero, spiegava come "i pm mi hanno rovinato la vita": "Quel documento anonimo è stato accolto con favore in importanti redazioni che hanno così dato risalto mediatico a una realtà travisata e falsata". Una vicenda che ha spinto Izzo alle dimissioni. Una vicenda che ora si ripercuote su chi ha scelto di darle spazio. Nel dettaglio, finiscono nel mirino i direttori dei giornali che hanno "ospitato" una storia in grado di rovinare una vita. Antonio Padellaro, direttore de Il Fatto Quotidiano, Ezio Mauro di Repubblica e Mario Orfeo, all'epoca direttore de Il Messaggero, finiscono a processo per omesso controllo. Nel mirino, spiega Il Giornale, ci sono 11 articoli pubblicati tra il 2 e l'8 novembre del 2012 sulle tre testate. Alla sbarra per diffamazione ci finiscono anche gli autori dei pezzi: Carlo Bonini, Alberto Custodero, Silvia D'Onghia, Valeria Pacelli, Antonio MAssari, Massimo Martinelli, Valentina Errane e Sara Menafra. La - vera - macchina del fango, dunque, va a processo.

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