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Giuliano Ferrara: "Largo ai giovani e bando ai soliti noti e ai tromboni"

Andrea Tempestini
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"Sono uno dei soliti noti". Esordisce così Giuliano Ferrara su Il Foglio. "Bisogna togliergli l'Italia, dice Matteo Renzi", continua ricordando le parole del premier nell'intervista al settimanale Tempi. "Ha ragione, mi dico. Ho cominciato a frignare di giornalismo e di politica da bambino". Dunque l'Elefantino si spende in una lunga ricostruzione della sua carriera, dai primi esperimenti giornalistici al lavoro a Botteghe Oscure, dalla fabbrica alla collaborazione coi servizi segreti americani, dalla gavetta nel giornale degli ex di Lotta Continua al Corriere della Sera, "dove mi aveva infilato Alberto Ronchey, amico di famiglia e poi mio per una vita". Si arriva infine a Il Foglio e ai temi affrontati dal quotidiano dopo l'11 settembre. Insopprimibili bisogni - "Vi pare che un tipo così - riprende Ferrara - possa ambire ad altro che a dire la sua ancora per qualche anno, in un angolo riparato del paese, senza ambizioni di eterodirezione della politica? Sono uno dei soliti noti, in un certo senso me ne vanto, in un altro senso capisco Matteo Renzi e l'insopprimibile bisogno di togliere di mezzo queste generazioni civili che, fatte alcune cose significativamente buone, nella battaglia per un paese appena migliore, modernizzato e riformato, più ricco e decentemente eguale nelle opportunità per i suoi cittadini, hanno con onore perduto". "Bando ai tromboni" - Il direttore prosegue: "Non credo di essere il solo solito noto. E mi piacerebbe che quelli tra i cinquantacinque e i sessantacinque anni mettessero anche loro in bella copia i loro curriculum, riflettessero sulla trombonaggine di certe pretese, la prendessero più bassa quando fanno la coda del pavone e irridono le giovani ministre incompetenti o il premier ragazzino". L'Elefantino prosegue nella tirata: "Mi piacerebbe che la finissero di attribuirsi premi e prestigio, che fossero un poco più responsabili e severi con se stessi, i soliti noti che pullulano nelle pieghe dell'immobilismo italiano, magari dopo aver fatto qualcosa di sensato e di buono anche loro, e molti errori come tutti". Dunque la conclusione: "Largo ai giovani e bando ai tromboni: non avrei mai pensato che potesse essere questo un programma civile, invece lo è".

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