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Marco Travaglio: "Antonio Padellaro nacque direttore. Io invece no"

Andrea Tempestini
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La parola al signor direttore, Marco Travaglio, fresco di ascesa al vertice del Fatto Quotidiano al posto dell'ormai fu direttore, Antonio Padellaro. Marco, nel suo editoriale di giovedì 5 febbraio, spiega quale sarà la linea del suo giornale, spiegherà che continuerà a fare intransigente opposizione, che continuerà a fare le pulci a tutti e che continuerà a sventolar manette. Nessuna sorpresa, dunque. E infatti non è questo ciò che colpisce del fondo di Travaglio. Ciò che balza all'occhio è la lunga premessa vergata dal direttore, che in buona sostanza spiega ai suoi lettori che lui, il direttore, non avrebbe mica voluto farlo, e anzi, con tutta probabilità, neppure è in grado di farlo. Esordisce Travaglio: "Fino all'altroieri, quando qualcuno mi chiamava direttore, mi voltavo all'indietro, pensando di avere alle mie spalle Antonio Padellaro. Da oggi continuerò a voltarmi all'indietro, sperando di avere alle mie spalle Antonio Pandellaro". Paura, eh? "Direttori si nasce - riprende - e lui, modestamente, lo nacque. Io no. Tutto pensavo e sognavo di fare nella vita, fuorché il direttore. A me piace scrivere, girare, incontrare i lettori e continuerò - nei limiti del possibile - a farlo. Ma, avendo fondato il Fatto con lui e con un pugno di amici e colleghi ormai quasi sei anni fa, pare che ora tocchi a me. Ci proverò con tutte le forze. Ho tentato di imbullonare Antonio sulla sua sedia, ma alla fine è riuscito a svitarsi". Un Travaglio tutt'altro che felice, dunque, per la sua nomina direttoriale.

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