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L'oste fa le pentole ma non i coperchi: che infamone il ristoratore di Renzi

Giulio Bucchi
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La vicenda è nota: la Corte dei Conti ha aperto un fascicolo sulle cene di rappresentanza di Matteo Renzi da sindaco di Firenze per presunte (possibili) spese non rendicontate. La miccia è stata un'intervista sul Fatto quotidiano di Lino Amantini, ristoratore fiorentino del celebre Da Lino, alle spalle di Palazzo Vecchio, presso cui l'attuale premier era un habitué. "Matteo era sempre qui, mai solo e portava la qualunque. Amici, familiari - ha spiegato il loquace patron -. Ricordo benissimo che tre giorni prima di avere l'ultimo figlio venne con l'Agnese qui, aveva il pancione. Non toccatemi l'Agnese, eh, che è proprio bravissima, una persona meravigliosa guardi ed è rimasta quella di sempre, non è cambiata d'una virgola, first lady o no". Ora, ognuno formulerà il proprio giudizio (compresi i giudici contabile della Corte dei Conti). Di sicuro, però, quello dei clienti dell'oste chiacchierone non sarò lusinghiero. Certo, non c'è il segreto professionale in cucina non c'è, però non fa nemmeno piacere veder spiattellati su un giornale nazionale le proprie frequentazioni, i piatti mangiati, i gusti ("salmone e melone l'ha inventato lui"). Sia che il commensale sia Renzi, un suo amico o un anonimo residente di Fiesole. L'Amantini, da buon fiorentino, calca pure la mano, quando parlava della "saletta Renzi": "Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un'infinità. E poi si mandava la fattura direttamente in Comune. Infatti da quando Matteo è andato a Roma m'è calato parecchio l'incasso". Sicuro che a furia di parlare (e smentire, poi) l'incasso non rischi di ridursi ancora di più?

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